Un rimpianto biancazzurro chiamato Federico Di Francesco
Una doppietta in Under 21 e una dedica che a qualcuno in quel di Pescara può sembrare sinistra. Federico Di Francesco, ex del Delfino, si presenta così al grande calcio. "La dedico alla mia famiglia, a chi mi è stato vicino e anche a chi non ha creduto in me. Mi sono riscattato dopo un periodo in cui magari non ho fatto bene, ora essere in Nazionale è un orgoglio. È il sogno di quando ero bambino". Federico Di Francesco può infatti essere annoverato tra i maggiori rimpianti sul mercato del Pescara in epoca recente. Nel calcio si scommette, è noto, e non sempre le scommesse sono vinte. Figlio di Eusebio, Federico è stato una delle poche note liete, forse l’unica, dell’ultima stagione in A con del Delfino. Poi, l’interesse del Parma e la comproprietà aperta con i ducali. Ma in Emilia le cose non sono andate per il verso giusto. Cessioni in prestito, come era naturale per un baby. Poi, tra infortuni ed inizio delle problematiche hanno portato, tempo dopo, al fallimento del club, il treno importante è passato invano. Facendo un passo indietro nel racconto, Di Francesco junior fu la sola nota positiva dell'ultima apparizione in A dei biancazzurri. Stagione 2012-13: il Pescara si affaccia in massima serie dopo la grande cavalcata in B targata Zeman, Verratti, Insigne e Immobile. La squadra però non regge allo stravolgimento estivo, e poco dopo l'inizio del girone di ritorno il destino è praticamente già segnato. È l'occasione per dar spazio ai giovani talenti della rosa. Uno di questi è Federico, che nel frattempo si era preso la fascia di capitano della Primavera: Bucchi, tecnico degli abruzzesi, lo aggrega alla prima squadra nei primi mesi del 2013, facendolo poi esordire nel k.o. esterno di Parma (0-3), datato 23 marzo, la vigilia di Pasqua quando debuttò proprio nel medesimo match un altro talendo italiano, ma nel Parma: Alberto Cerri. Da lì a fine stagione metterà a referto altre 6 presenze in serie A. Sembrava l'inizio della favola del figlio d'arte che si affrancava dall'ingombrante ombra patrena per camminare con le proprie gambe in A. Non andò così. Almeno non nell'immediato e non in casacca biancazzurra. Dopo la A con il Pescara e la comproprietà tra biancazzurri e Parma, la carriera sembra in ascesa. Prestito al Gubbio, poi il ritorno a Pescara senza lasciare traccia: questo il suo percorso – connotato da infortunio – prima del prestito alla Cremonese, quando il Parma aveva già riscattato il cartellino. Entrambe le squadre non avevano presentato un’offerta in busta nel 2014 ed il giocatore restò al club titolare dell’ultimo tesseramento, proprio il Parma. Una beffa o, per meglio dire, un grosso errore per i biancazzurri che avevano puntato su altri giocatori rinunciando ad un classe 1994 di prospettiva per non aver messo anche pochi spicci in busta. All'epoca la vicenda passò quasi inosservata, oggi fa venire un rimpianto dopo quanto di buono fatto a Lanciano. Con il senno del poi è facile fare le Cassandre, ma siamo certi che in via Paolucci, pensando al valore del giocatore e alla possibile ghiotta plusvalenza che si sarebbe potuta realizzare, qualche rimpianto c'è.
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