Il Delfino va controcorrente
Nel traffico di una classifica cortissima
PROLOGO- La beffa, tremenda, è arrivata in pieno recupero a regalare al Grifo 3 punti pesantissimi. La svirgolata di Di Pasquale che si insacca nella propria porta al 92' è la fotografia della stagione e chiude una partita che si era capito essere stregata quando al 40' Vergani aveva fallito il rigore che poteva significare la svolta. Pescara-Perugia 0-1 è tutta qui.
EPILOGO - Se anche la Dea Bendata volta le spalle al Delfino, non resta che nuotare controcorrente per provare a risalire la china. Contro il Perugia, nel delicato incrocio dell'Adriatico di lunedì, il Pescara ha perso il treno, certamente non l'ultimo ma uno dei più importanti anche in ottica scontri diretti, per agganciare subito quel terzo posto che ora dista 4 lunghezze e che è stato conquistato proprio dal Grifo con il fortunato blitz in pieno recupero. Il Pescara è così scivolato al sesto posto, perchè tra il gradino meno nobile del podio ed i biancazzurri ci sono anche la Carrarese (che ha esonerato Dal Canto), che è stata sconfitta in casa nel derby da quell'Arezzo che sarà il prossimo cliente della banda Sdengo, ed il Pontedera, che dopo esser stato brutalizzato da Cuppone e soci in casa (0-5) ha messo insieme 12 punti in 5 partite, perdendo solo contro i cugini ai quali sono ora appaiati a quota 35 punti. L'autorete-beffa di Di Pasquale sui titoli di coda di una partitissima che sembrava ormai inesorabilmente incanalata verso lo 0-0, oltre a mandare in orbita gli avversari di giornata e a mortificare più del dovuto il Delfino, è una tremenda mazzata per il morale di una squadra che ai punti avrebbe certamente meritato di vincere: una super parata di Adamonis su Accornero, l'incrocio dei pali centrato da De Marco ed il rigore gettato alle ortiche da Vergani e un Plizzari sostanzialmente inoperoso gridano infatti vendetta. Ma siccome il calcio non è la boxe ed il conto delle occasioni non concretizzate lascia il tempo che trova, bisogna fare i conti con la seconda sconfitta in altrettante partite nel 2024 e con i fischi dei tifosi. Il confronto tra le prime 2 gare del girone d'andata e quelle del girone di ritorno parla di un -4 in classifica ma ciò che preoccupa di più, al netto di una prestazione battagliera che certamente avrebbe meritato di far mettere punti in cascina, è l'andamento con il freno a mano della truppa: 16 punti nelle prime 6 partite di campionato, 5 nelle successive 8 e adesso appena 2 nelle ultime 4 uscite a cavallo della sosta natalizia con l'appendice dell'eliminazione dalla Coppa Italia (che doveva diventare, una volta sfumati primo e secondo posto, un obiettivo prioritario per entrare ai playoff dalla fase nazionale). Per fortuna c'è stato ad inizio dicembre il filotto di 3 vittorie consecutive in una settimana (Entella, Pontedera, Olbia) a mantenere a galla un Delfino che continua a navigare in acque agitate e che nel suo Adriatico ha perso 4 partite. A poco servono le recriminazioni arbitrali sugli ultimi 180 minuti, i gol in fuorigioco e le ammonizioni generose di Alessandria (Zeman dixit) e la punizione a due in area perugina prima concessa e poi revocata dall'arbitro Scarpa nel posticipo (“Improvvisamente abbiamo scoperto che c'è il Var in C”, le parole di Sebastiani), perchè se da 3 anni il Pescara stecca tutti gli scontri diretti e se in questa stagione ha vinto 5 delle prime 6 partite e poi solo 4 delle successive 15 non si può ridurre tutto agli episodi. Il dato di fatto è che questa squadra, pur giovane e con qualità, ha più di una lacuna strutturale, figlia di un mercato che per forza di cose è stato un compromesso tra le esigenze tecniche e quelle finanziarie, da colmare nelle ultime due settimane di mercato per provare a raggiungere il terzo posto finale, uscendo dal traffico di una classifica corta che vede ora avere 4 punti di distacco tanto da quella posizione quanto dal decimo posto. L'ultima riflessione è sul tecnico: probabilmente con un altro condottiero la classifica sarebbe anche peggiore, ma dopo 21 partite e 7 mesi di lavoro è del tutto incredibile che non si abbia ancora una formazione titolare definitiva e che si continui a cambiare l'undici base di partita in partita, soprattutto in mediana. Servono gerarchie chiare e nette che sembrano esserci solo in alcuni ruoli (vedi Merola e Mesik). Così non si va da nessuna parte.
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