Proseguire nel segno di Sdengo o cambiare rotta?
L'analisi del momento
A CURA DI MATTEO SBORGIA
Lavoro e salute al momento sono due rette parallele che fanno fatica ad incontrarsi nella vita di Zdenek Zeman. Il boemo è un uomo innamorato del suo lavoro, della panchina . Il tecnico biancazzurro è un insegnante di calcio che ha fatto del proprio impiego una passione. Una professione che ormai porta avanti con dedizione, rispetto e amore da moltissimi anni. Sdengo è dedito alla causa del Delfino e vorrebbe far di tutto per ricondurlo in B, attraverso i playoff, sarebbe l'ultimo capolavoro di una carriera straordinaria, passata a far divertire la gente con la sua Zemanlandia, fatta di decine di giocatori scovati e lanciati nel calcio che conta. La salute però viene prima di tutto, dunque per lui ora è il momento di un pit stop. Nonostante oggi sarà ricoverato alla clinica Pierangeli di Pescara e presumibilmente lunedì operato, Sdengo nei giorni precedenti(in cui non ha potuto dirigere gli allenamenti ) è rimasto in panchina a osservare comunque i suoi ragazzi che si allenavano. Un atto d'amore, verso i suoi giocatori che non lascerebbe mai soli, come del resto non vorrebbe mai lasciare vuota quella panchina. La sua panchina. L'ultima parola spetterà comunque ai medici che decideranno se la sosta ai box sarà breve o a tempo indeterminato. Il Pescara attende e si regolerà di conseguenza. Ma Zdenek da ostinato romantico spera di avere ancora una possibilità(l'ultima) dal destino di portare in alto il caro e amato Delfino. Lunedì sarà il giorno chiave per capire se Zemanladia è all'ultima fermata o meno. Non ci resta che aspettare dunque. Di certo, comunque andrà a finire, resta e resterà per sempre il sentimento di estrema gratitudine verso un Maestro che ha contribuito a rendere il calcio lo sport più bello del mondo. Dopo la sconfitta interna subita martedì sera contro la Spal, il Delfino è ripiombato in crisi. 2 sconfitte consecutive in altrettante gare: sei goal subiti e uno solo realizzato. Questo lo score dei biancazzurri che testimonia in maniera lapalissiana che qualcosa (o più di qualcosa) non va per il verso giusto. Ma andiamo con ordine. La squadra che è stata messa in piedi è giovane: composta da elementi interessanti e di prospettiva, soprattutto figlia di un progetto volto prima allo stringente rispetto della sostenibilità economica e solo in secondo luogo all'aspetto tecnico. Coniugare le due cose non è facile o semplice, ma questa è la realtà del Pescara oggigiorno. La rosa, come già detto, presenta tuttavia degli equivoci non indifferenti, ma va considerato sempre il margine di manovra piuttosto risicato in cui la dirigenza dannunziana si è potuta muovere. L'organico è stato affidato alle sapienti mani di Zeman. Un maestro che non ha bisogno di presentazioni. 4-3-3, verticalizzazioni, gradoni e gioco offensivo. Questo il suo marchio di fabbrica. Il demiurgo di Praga è specializzato nella valorizzazione dei giovani e quando trova l'11 di base, difficilmente cambia. Nel capoluogo adriatico tuttavia Sdengo non ha ancora trovato stranamente la formazione base, le rotazioni degli uomini a disposizione(eccetto Plizzari, Cuppone, Merola ) sono frequenti e continue. Il Pescara cambia formazione quasi ogni partita. Il tecnico le sta provando tutte, ma evidentemente non ancora riesce a trovare il bandolo della matassa. La sua impronta oltretutto è sempre stata chiaramente riconoscibile. Nella terza esperienza in Abruzzo, invece, non è così: la squadra ha finora mostrato e dimostrato di non avere quasi mai la sua traccia. Per Zeman una situazione del genere è alquanto anomala. Infatti il Pescara ha sempre peccato sotto l'aspetto della continuità. Veniamo ai giocatori. La rosa come già scritto è giovane, composta da prospetti sicuramente interessanti, ma probabilmente non pronti. Calciatori di questo tipo vanno aspettati e non caricati eccessivamente di aspettative. Detto ciò, gli elementi a disposizione del mister non sembrano avere la giusta personalità che in questi casi occorre in un campionato difficile qual è quello di C. Le carenze sono quindi a nostro avviso prima di tutto mentali: la squadra ha eccessivi alti, bassi e si sfalda continuamente con una facilità disarmante. I playoff sono al sicuro, considerando che agli spareggi promozione fino alla decima posizione, ma bisogna comprendere fino a che punto si vorrà o potrà attendere. Cosa? Che la squadra diventi tale, che i giovani maturino e esprimano una volta per tutte con continuità il loro potenzialità. Se a metà febbraio siamo ancora a questo punto qui, la situazione è preoccupante. Se i giocatori non hanno ancora compreso appieno i dettami del mister, è utopistico pensare che inizino a farlo da adesso. E allora che fare? Le strade sono due sempre ammesso che a Sdengo venga detto dato lo stop definitivo. Se il club intende proseguire seguendo l'impronta del demiurgo di Praga, allora bisogna prendere un tecnico adepto di Zeman, contrariamente meglio cambiare indirizzo e registro. Nel primo caso però chiaramente va tenuto conto che l'esperto trainer è un unicum assolutamente non replicabile. Il Delfino proseguirà nel segno del boemo o cambierà rotta? Ai primi giorni della prossima settimana il compito di rispondere a tale quesito.
FOTO MUCCIANTE
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