Cittadella-Pescara: L'addio di Di Francesco e l'unico gol in B di Verratti
L'amarcord
A CURA DI CLAUDIO ROSA -
Alzi la mano chi conosce Abraham Maslow. Ecco, il nostro caro amico, psicologo di professione, definì a metà degli anni 50 la sua personale teoria sui bisogni, la cosiddetta ‘Piramide di Maslow’: in parole povere, lui diceva che ogni individuo era unico, inimitabile, ma erano bensì i bisogni ad essere comuni a tutti. E proprio da qui prende forma la sua teoria, che si basa sul fatto di avere questa piramide, in cui per salire allo step successivo è necessario aver calmato tutti gli stimoli dei livelli inferiori, e così via fino ad arrivare alla punta.
Questo in breve ci spiega perché agiamo, come e con quale intensità. Avere degli obiettivi ben precisi, delle motivazioni forti, spesso ci dà quell’incentivo a fare di più per raggiungerli.
È il caso di Cittadella – Pescara, ultima giornata del campionato di B 2010/2011. Ebbene sì, una partita che in pochi probabilmente ricorderanno, sicuramente non passata alla storia per gesta sportive da tramandare ai posteri. Però in realtà c’è tanto da raccontare di quella sfida, che volle dire tanto per i colori biancazzurri.
Innanzitutto, va riportato alla luce il contesto di quel Pescara: in panchina sedeva lui, Eusebio Di Francesco, oggi allenatore della Roma ma che, ormai nove lunghi anni fa, fu l’artefice della promozione in B del Delfino. Una squadra che guidò anche l’anno seguente, nella serie cadetta, in una stagione lunga e complessa, dove dopo una rincorsa al sogno playoff ci si accontentò di una tranquilla salvezza. La storia tra Di Fra ed il club abruzzese sarebbe almeno dovuta continuare per un altro anno, ma l’allenatore romano decise di accettare le avance del Lecce, tentando di fatto il grande salto in Serie A.
Quindi si, Cittadella – Pescara fu l’ultima partita dell’era Di Francesco.
Un addio che, sportivamente parlando, fu comunque triste: l’avventura pescarese di Di Francesco si chiuse infatti con una sconfitta.
3-2 per il Cittadella, in una partita dal risultato in realtà anche un po’ bugiardo dove i padroni di casa avrebbero anche meritato un risultato più largo.
Il motivo? Beh, dovreste averlo capito, sono le motivazioni a fare la differenza. E sì, perché un Pescara ormai già salvo matematicamente andò in trasferta ad affrontare un Cittadella ancora in piena corsa salvezza che, con una vittoria, avrebbe evitato i playout.
La partita non ha molto da dire in realtà, con i granata subito in vantaggio ed in superiorità numerica dopo l’espulsione del portiere biancazzurro Bartoletti per fallo da rigore, poi trasformato da Piovaccari. Attaccante dei veneti che si riconferma infallibile poco dopo, segnato il nuovo vantaggio dei padroni di casa, dopo il pareggio merito dell’eurogol di Giacomelli. Cittadella che a quel punto dilaga con Di Roberto, imbeccato magistralmente da un giovanissimo Manolo Gabbiadini. A rendere speciale quel pomeriggio ci pensa però lui, Marco Verratti, che al novantaduesimo realizza il primo gol in Serie B col Delfino.
Una rete inutile ai fini del risultato, ma per certi versi romantica, arrivata infatti nell’ultima partita a Pescara del tecnico che lanciò Marco nel calcio che conta, arretrandolo per la prima volta nel ruolo di playmaker.
Un gol in realtà a cui non ne seguirono tanti altri: un colpo di testa, un paio di tiri al limite dell’area, uno sugli sviluppi di un calcio piazzato ed un altro po’ di appoggi.
10 in totale, e chissà se avrà ancora in mente quella gioia di otto anni fa, quando si fece conoscere a tutta la B, prima di conquistarla sotto la guida di Zeman.
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