La salvezza, da motivo di orticaria a obiettivo imprescindibile
Il punto
Il solito copione, ormai conosciuto. Il Pescara ha la durata di una candela, che fa una bella fiamma all'inizio e poi gradualmente si spegne, consumandosi su se stessa. E all'Adriatico nel delicato scontro salvezza contro il Frosinone il pari per 1-1 è stato la fotocopia esatta tante, troppe altre partite di un campionato che sta prendendo una piega preoccupante. “Cambiando l'ordine dei addendi della addizione, la somma non cambia; cambiano l'ordine dei fattori della moltiplicazione, il prodotto non cambia”: la proprietà commutativa vale anche con il Pescara, che riesce sempre e solo a disputare un tempo positivo regalando l'altro. O parte male e finisce bene (vedi Venezia), o parte bene e finisce male (vedi Perugia e Frosinone).
Quello che solo a inizio febbraio, come da dichiarazione presidenziale, era motivo di orticaria al sol pensiero, cioè la salvezza come scopo, è diventato obiettivo imprescindibile da centrare, per non rendere tristemente indimenticabile una stagione che passerà comunque agli archivi come amara, tra errori ripetuti anche quest'anno (un mercato di gennaio da matita rossa) e scommesse reiterate (3 tecnici debuttanti in B) ma perse. Certo, ci sono anche delle attuanti (la sfilza di infortuni ripetuti che hanno depotenziato una rosa comunque creata male e con lacune strutturali precise) ma bastava veramente poco in un campionato mediocre per provare a dire la propria. O almeno per salvarsi agevolmente in anticipo.
E invece il terzo pareggio di fila di Sottil alla guida del Delfino muove la classifica, ma non la cambia in meglio anche perchè dagli altri campi le notizie non sono state favorevoli ai biancazzurri. Non è ancora il tempo dei processi, ma le responsabilità di un'annata da brividi finali sono note.
Lo spettro dei playout si è materializzato minaccioso sul cammino del Delfino, che adesso è chiamato a fare 6 punti sui 9 disponibili per provare a evitare gli spareggi salvezza. Non sarà facile, al netto del jolly Livorno da utilizzare alla penultima, perchè il Pescara non vince dalla prima gara alla ripresa del torneo dopo la pausa Covid e sembra dare preoccupanti segnali di stanchezza fisica e mentale. E non ha l'abitudine di altre squadre a lottare nei bassifondi della graduatoria, dove “mestiere”, vis pugnandi e malizia recitano un ruolo fondamentale.
Il momento è difficile, a 270 minuti dai verdetti finali della stagione regolare le avversarie sembrano più affamate dei biancazzurri. Venerdì a Trapani in uno scontro diretto ci si gioca una bella fetta stagione, partita con ambizioni di grandezza ben presto disattese. Sbagliare ancora una volta potrebbe condannare davvero il Delfino ai playout.
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