“L’EFFETTO DOMINO”
Il punto del dott. Pietro Literio, Psicologo/Psicoterapeuta e docente universitario a contratto
Riecco il dottor Pietro Literio e la sua rubrica "Calciologicamente", che analizza le vicende di casa Pescara da un punto di vista del tutto particolare. BUONA LETTURA!
C’era una volta (e c’è ancora) la “politica societaria di contenimento dei costi e delle plusvalenze” che per una realtà come Pescara è forse la strategia migliore per diventar grande.
Modello “Atalanta”: la strategia della formica, dei piccoli passi, “mattone dopo mattone” sembra quella giusta. Ha finora prodotto due promozioni e diversi campionati in B a buon livello, rispetto al nulla di prima (fallimento), fino ai “Pescara bond” (che attestano la fiducia crescente nella società).
Nel frattempo il Pescara ha costruito un settore giovanile attraente, un vivaio che “produce” alcuni campioncini, e si sta dotando delle infrastrutture di base (e di proprietà) per ospitare al meglio tale crescita. Del resto “senza terreno i frutti non possono crescere nel tempo”.
Ma gli imprevisti e il maltempo possono rovinare sia la semina che il raccolto di una stagione, come già è accaduto recentemente con l’incubo retrocessione in C. L’importante è imparare dall’esperienza e proteggersi dai rischi, non ripetendo gli errori.
E invece ripartiamo peggio del finale. Perché? Perché la politica di contenimento dei costi (e delle plusvalenze) ha dei rischi, se non si investe sufficientemente e nel giusto modo. Un eccesso di prestiti (che poi valorizza più il patrimonio altrui), rose extra large (37 giocatori quest’anno), rivendite rapide anche se difficili da trattenere (vedi Machin, Zappa, Pettinari, ecc.), l’investimento ripetuto su atleti a fine carriera, infortunati o che rientrano da un infortunio (Bahebeck, Manaj, Tumminello, Ceter, Asensio) dopo investimenti sbagliati di un tempo (vedi Cocco o Vukusic) e la scelta di allenatori emergenti di belle speranze (ma con minore esperienza), espongono al rischio.
Ed è così, mettendo insieme tutti questi (ed altri) pezzi che si arriva (direbbe Reason, con il suo modello del “formaggio svizzero”) all’insuccesso finale: una catena di errori a vari livelli (in buona fede), una serie di “falle” ai vari livelli dell’organizzazione (societario, tecnico-tattico, atletico, individuale) che si allineano (come i “buchi delle fette di formaggio svizzero” messe una dietro l’altra a rappresentare tali livelli) producendo, in ultimo, con i più evidenti errori finali ripetuti (sempre in buona fede) di allenatori e giocatori (in partenza già delle “scommesse”) l’insuccesso finale, l’incidente (direbbe Reason), ovvero la retrocessione oppure, nel caso del Pescara, il “quasi incidente”: la retrocessione sfiorata o l’inizio di campionato negativo pieno di insuccessi e insoddisfazioni per tutti (Presidente compreso).
L’organizzazione per migliorarsi è importante che impari dagli errori commessi in buona fede nel tempo, ai vari livelli, e cerchi di correggerli per la soddisfazione di tutti (giocatori, tecnici, tifosi) che amano il calcio e il Pescara.
A partire dal nuovo allenatore Breda che avrà una responsabilità cruciale e la cui Personalità, la cui “fame” o motivazione al successo, potranno fare la differenza: ridare coraggio, fiducia e unità ai giocatori, al Pescara e al suo ambiente, invertendo la direzione: da circolo vizioso a circolo “virtuoso”. Ma al Presidente l’ardua sentenza sul futuro del Pescara!
Pietro Literio
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