Per la A bisogna migliorare il rendimento esterno
Con ¼ di campionato già mandato agli archivi, è tempo di primi bilanci parziali in casa Pescara. Due sconfitte consecutive e numeri che parlano chiaro: il Delfino deve crescere come rendimento, soprattutto in trasferta. In casa, la prima sconfitta stagionale (primo ko interno dell’era Oddo) non muta eccessivamente un bilancio che vede i biancazzurri in linea con le premesse di un campionato di vertice (Cagliari e Cesena hanno fatto il pieno di successi interni, le altre pretendenti sono più o meno alla stessa stregua degli adriatici per rendimento). Su sei gare disputate, la Oddo’s band ha colto 4 vittorie, 1 pari ed una sconfitta pagando a caro prezzo ingenuità dei singoli nelle due gare che non hanno portato il bottino pieno. Tredici punti sui 18 totali conquistati confermano l’Adriatico come fortino delle fortune pescaresi, ma è il dato letto in modo opposto a preoccupare. Cinque punti conquistati in sei gare (3 ko, 1 vittoria e 2 pari) lontano dall’Abruzzo sono uno score troppo magro per un club che vuole puntare decisamente alla A. Al netto dell’indecifrabile gara di apertura a Livorno, quando sul rendimento e sul risultato hanno inciso variabili non trascurabili, il trend esterno parla di un Pescara timido negli approcci ed incapace di essere concreto. Anche le altre cosiddette “grandi” della categoria stentano lontano dalla propria casa, con la sola eccezione del Vicenza capace di vincere 3 partite e di pareggiarne 1 su 6 match lontano dal Menti. Per una lettura completa delle voci statistiche, bisogna anche considerare che la differenza reti generale del Pescara parla di +1, troppo poco. Sedici i gol fatti, ma 15 quelli subiti: effettivamente troppi (tra le prime 8 squadre in classifica è la squadra che ha incassato di più). L’analisi diventa impietosa se si guardano le reti incassate lontano dall’Adriatico, ben 10, a fronte dei gol fatti, appena 6 (in casa la statistica parla di 10 marcature all’attivo e 5, cioè la metà, al passivo).
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