Editoriale

Rimpianti, rabbia e speranze

20.03.2013 08:36

ginocchio


Rimpianti, rabbia e speranze: la stagione del Pescara può riassumersi in queste tre parole.

Rimpianti. Ti volti indietro e pensi a quel che è stato e che sarebbe forse potuto essere in Serie A  con quella squadra che aveva esportato bel calcio in tutta Italia, con una banda di ragazzi di talento e qualche senatore guidati da un maestro boemo che risponde al nome di Zeman. La scelta del tecnico di andare via ha procurato un effetto domino che ha travolto il Delfino.

Non si può vivere ovviamente di ricordi e si è cercato di voltare pagina, per quanto difficile potesse essere per una squadra che tornava nella massima serie dopo 20 anni di assenza con innumerevoli difficoltà da affrontare. Errori ne sono stati commessi molti e sotto vari aspetti, i rimedi apportati a gran parte di essi non hanno avuto l’efficacia riparatrice richiesta ma hanno avuto paradossalmente l’effetto di aggravare la situazione. Il rimpianto risiede anche nella circostanza che in un campionato talmente mediocre il Pescara non è stato staccato in modo netto pur avendo ottenuto la miseria di un solo punto sugli ultimi trenta a disposizione: l’occasione sciupata in questa stagione assume così il sapore della beffa, nonostante tutto.

Rabbia. E’ il sentimento dominante nell’ambiente pescarese. C’è rabbia in società, per le sviste arbitrali ripetute e gravi che hanno penalizzato il Delfino specialmente nelle ultime gare. Non può e non deve essere un alibi per la sciagurata stagione biancazzurra, ma constatarle e sottolinearle è più che un dovere di cronaca, è un atto di verità. C’è rabbia, o meglio amarezza, anche per altri motivi, vale a dire per lo scetticismo che ha accompagnato buona parte della tifoseria sin dagli albori di questa stagione.

Scetticismo e disfattismo, a dire dei dirigenti, non hanno aiutato la squadra ad andare oltre i propri limiti. La rabbia, tuttavia, è anche e soprattutto quella del popolo pescarese che non chiedeva l’Europa League ma un organico in grado di lottare fino all’ultimo per il traguardo salvezza (che era logico pensare sofferta) e che fosse composto da giocatori che onorassero dal primo all’ultimo minuto di ogni partita la maglia, cosa che non sempre è stata fatta. Delli Carri, ritenuto il principale artefice della situazione, è il bersaglio delle contestazioni e, nonostante abbia ancora un anno di contratto, a fine stagione dovrebbe chiudere la sua esperienza in Abruzzo (al poker dei papabili, pubblicato nei giorni scorsi da FP.TV, si aggiunge Ricky Massara per la sostituzione).

Speranze. E’ terminato, o quasi, il periodo delle speranze per questa stagione nonostante l’aritmetica consenta ancora di fare qualche timido pensiero positivo; inutile nascondersi, la retrocessione è davvero dietro l’angolo. A nove giornate dal termine e con un calendario sulla carta in salita, è impensabile che una squadra reduce da nove sconfitte e un pareggio nelle ultime dieci partite possa compiere il miracolo. Le statistiche impietose (eufemismo) di questo Pescara fotografano meglio di qualsiasi altra cosa il clima da “arrivederci serie A” che si vive.

Le speranze del popolo biancazzurro, semmai, sono riposte sulla prossima stagione. La speranza, insomma, è che gli errori compiuti siano serviti da lezione a chi di dovere e che non vengano ripetuti; che non si perda tempo e che si programmi per bene, potendolo fare con largo anticipo, l’annata che verrà, affinchè di questi tempi la sintesi della stagione tra un anno esatto non sia intitolata nuovamente “rimpianti, rabbia e speranze”. 

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