Pescara dove sei finito? AAA Cercasi Delfino disperatamente
AAA Cercasi Delfino disperatamente. Il Pescara si è smarrito. Non bisogna però scomodare Federica Sciarelli e "Chi l'ha visto?", perchè l'involuzione è ben visibile. Tre punti conquistati nelle ultime 5 partite, quelle che dovevano costituire, Cagliari a parte, il trampolino di lancio verso la rincorsa alla Serie A diretta. Ed invece ci si ritrova a fare i conti con una situazione che in pochi potevano prevedere. Nulla di drammatico, sia ben chiaro, ma un pizzico di delusione c'è. In tutte le componenti, al di là delle dichiarazioni di facciata.
La crisi latente si è palesata interamente nel doppio turno casalingo con Ascoli e Trapani, quando sono emerse amnesie, lacune ed ingenuità note ma che sembravano superate. Non cancellate, ma almeno ben mascherate da un collettivo che girava alla grande esaltato anche da un Lapagol in versione deluxe. Ci si ritrova invece con un solo punto conquistato sui sei disponibili e con la conferma che senza alcuni elementi chiave (Campagnaro in primis, ma anche Memushaj) questo Pescara soffre e perde terreno. Il periodo di flessione è innegabile e poteva andare anche peggio se qualche giocata del singolo (vedi eurogol di Lapadula con il Vicenza) non avesse rimandato lo stato di crisi. Dal quale si esce con umiltà, compattezza e tanto lavoro. Zero parole e molti fatti.
Poca lucidità, poca tranquillità e quel pizzico di sfortuna che penalizza gli audaci, contrariamente al noto aforisma. Perchè questo Pescara ad immagine e somiglianza del suo tecnico è coraggioso: attacca a testa bassa anche quando sarebbe necessario capire che non potendo vincere è assolutamente obbligatorio non perdere. Oddo, con la sua filosofia propositiva, in questo ci mette del suo: mai un cambio conservativo, anche quando sarebbe forse opportuno. La fragilità difensiva è testimoniata anche dalle 9 reti al passivo fatte registrare nelle ultime 5 partite, un problema non solo di singoli ma di fase difensiva nel suo complesso. Contro il Trapani la fotografia del momento. Il Pescara non sa più vincere, ma trova il modo di suicidarsi con un capolavoro di autolesionismo. Pari acciuffato al 90′ dopo un secondo tempo sicuramente generoso e proiettato all'attacco, ma sterile e senza costrutto, e beffato in pieno recupero. Così non va.
Forse è da rivedere anche qualche giudizio sul mercato di riparazione: dovevano essere sfoltiti i ranghi offensivi, ma sono stati invece rimpinguati; doveva arrivare un difensore pronto ed affidabile ed invece è arrivato un giocatore che, sebbene importante, non in grado di incidere da subito.
Intendiamoci: si è perfettamente in linea con i programmi iniziali. Il Pescara è terzo e nulla è ancora perduto. Il Cesena si è avvicinato, è vero, ma nessuna corre davvero. Il Crotone ha rosicchiato qualche punto, ma paradossalmente la graduatoria dopo 5 gare negative dei biancazzurri non è poi mutata tanto. Se da un lato questa è la consolazione, guardando la cosa dalla prospettiva diametralmente opposta è grande il rammarico: dove sarebbe ora il Pescara se non avesse buttato al vento punti pesanti in questo periodo? Sfruttando anche solo il doppio turno casalingo, che era sicuramente alla portata, il tandem di testa non sarebbe stato poi così lontano.
"Questo Pescara soffre di vertigini", ha detto il d.g. Repetto nel post Trapani. "La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare", sostiene Jovanotti. E allora, spiega le ali caro Delfino! Si può ancora sognare.
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