Editoriale

Il doppio significato del termine ‘vertigine’

02.10.2013 10:36

La vertigine è definita come la “sensazione di movimento del corpo rispetto all'ambiente o dell'ambiente rispetto al corpo, con effetti di capogiro a volte anche pericolosi”. Soffrire di vertigini implica una sorta di stordimento che deriva dalla distorsione dei rapporti normalmente esistenti tra il nostro schema corporeo e l'ambiente che lo circonda. Il Delfino targato Marino sembra afflitto da questo sintomo da quando, collocatosi su un piedistallo dopo la buona campagna acquisti (nonostante qualche errore, vedi mancata sostituzione di Bjarnason) ed il bel precampionato disputato, sembrava poter guardate tutti, o quasi, dall’alto verso il basso.

Le prime sette partite del torneo, complici sfortuna, defezioni, errori propri e sviste arbitrali, hanno però smentito le previsioni e fatto scendere i biancazzurri dai presunti piani alti che avrebbero dovuto ospitarli secondo pronostico sin dall’inizio. Specchiarsi per ammirare la propria presunta bellezza ha effetti deleteri, il credersi esteticamente superiori a tutti (leggi: i più forti) crea solo un’errata, e dunque falsa, sensazione che corrisponde ad un’illusione. Si potrebbe fare la fine di Narciso che, a seguito di una punizione divina, si innamora della sua stessa immagine riflessa in uno specchio d’acqua, lasciandosi infine morire resosi conto dell'impossibilità del suo amore. Serve un’anima. Le difficoltà incontrate hanno creato in un gruppo sin troppo consapevole dei propri mezzi  una sorta di "acrofobia", un disturbo di panico correlato alla "paura di cadere" con conseguente perdita temporanea di equilibrio. Il rocambolesco pari di Cesena, colto con un moto d’orgoglio in inferiorità numerica e con un pizzico di fortuna (con la quale si è in credito), può rappresentare la svolta. C’è tanto da lavorare, a tutto tondo, ma dalla trasferta in terra di Romagna si torna con un punto utile più all’aspetto mentale (leggi : morale) che a quello pratico (leggi: classifica). “Per essere grandi bisogna prima di tutto saper essere piccoli, l’umiltà è la base di ogni vera grandezza”, ha detto di recente Papa Francesco. Il Delfino deve fare suo questo aforisma per poter spiccare il volo.

Qualche km più a sud di Pescara, c’è l’altra realtà abruzzese di serie B, la Virtus Lanciano. Dopo sette giornate di campionato, alzi la mano chi pensava di trovare i rossoneri in vetta ed i biancazzurri in coda alla graduatoria e non viceversa. Nessuna sconfitta in campionato, una squadra costruita senza grossi esborsi economici e composta da giocatori e tecnico che “hanno fame”: in Frentania si vive un sogno ed anche là sono affetti da vertigini, ma stavolta secondo la visione di Jovanotti per il quale “la vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare”.  Anni fa, sempre in Abruzzo ma a Castel di Sangro, Osvaldo Jaconi scrisse negli spogliatoi della sua squadra-miracolo “La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso”. La squadra della famiglia Maio mantiene un basso profilo a livello mediatico, ma tra i tifosi si inizia a pensare in grande.

Attenzione però a celebrare funerali senza cadavere (Pescara) ed esaltazioni premature (Lanciano): il cammino è lungo e tortuoso per tutti, un mese di campionato è troppo poco per trarre diagnosi definitive e stabilire gerarchie certe sulle reali forze. A metà Dicembre, quando nella città rossonera si consumerà il primo Derby di B tra le due abruzzesi, i valori e le posizioni potrebbero essere invertite. Calma, sangue freddo e tanto, tantissimo lavoro: solo così il Delfino può uscire dal guado e ristabilire i valori che appena  45 giorni fa sembravano scolpiti su pietra, non in rapporto esclusivo  ai “cugini” ma anche in relazione all’intera serie cadetta. Tenendo, però, sempre sotto controllo le vertigini.

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