Prima squadra

Bojinov: "Restare? Spero che il presidente mi dia un’altra possibilità e.."

Da Il Messaggero ed. Abruzzo

07.05.2020 01:00

Ecco le ultimissime dichiarazioni di Valeri Bojinov in un articolo de Il Messaggero ed. Abruzzo. Questa versione è quella integrale, con "pezzi" ulteriori rispetto a quelli pubblicati sull'edizione cartacea del giornale. Buona lettura!

Ha giocato in nove Paesi, parla quattro lingue: bulgaro, italiano, inglese e spagnolo. Eppure, a 34 anni, con 391 partite giocate in giro per il mondo, e 99 gol segnati da professionista, Valeri Bojinov ha provato la stessa gioia di quand’era bambino. “Tornare sul campo è stata una sensazione bellissima. Mi sono sentito come un bambino che entra per la prima volta in un campo con gli amichetti. Sentire odore dell’erba, rivedere i compagi… non pensavo di poter rivivere un’emozione simile”, racconta l’attaccante arrivato pochi mesi fa a Pescara. “La quarantena non è stata così strana. Sì, era vietato uscire e fare la vita di tutti i giorni, ma non ho sofferto: è stato come un lungo ritiro. Mi sono mancati il campo, l’odore dello spogliatoio e il clima del gruppo, un caffè o una cena insieme ai miei compagni. La cosa più difficile è stata stare lontano dai miei figli, che sono a Sofia, uno di 14 anni e una di 8, ma li ho sentiti tutti i giorni, so che stanno bene e non gli è mancato nulla. Sono stati bravi”, prosegue Bojinov, che ha giocato assieme a Legrottaglie nella Juventus. Il Governo oggi renderà noto il decreto di maggio: pensi che sarà data la possibilità di poter concludere i campionati di calcio? “Penso che il calcio sia pronto per ripartire. E’ un’industria e il Governo per me dovrebbe dare l’ok. L’Italia è un Paese in cui si vive di pasta, pizza e calcio. Per la gente è importante, e si perderebbe tanto in termini di economia. E non parlo di stipendi dei calciatori, ma di passioni e divertimento delle persone. La salute è importante, ma si può ripartire con precauzioni: saremo ancora più responsabili e cercheremo di essere un esempio per le persone”, prosegue il bulgaro, che attende anche il consiglio federale Figc per capire come potrebbero essere i nuovi calendari in cui si potrebbe giocare da metà giugno a fine agosto. “Penso sia fattibile, giocando di sera, dalle 18 in poi, evitando le ore più calde. Non sarà difficile, anzi a me piace giocare la sera. Tutti noi abbiamo fame di tornare a sentirci calciatori”. Una carriera fulminea. Scoperto dal Lecce a Malta che aveva ancora 13 anni. “Mio padre faceva il calciatore in Bulgaria e nel ’99 ha avuto l’opportunità di andare a giocare a Malta. Io l’ho seguito, con mia madre (che è stata una pallavolista della Nazionale bulgara). Lì sono stato visionato in un torneo. C’era un talent scout maltese che lavorava per Corvino, allora ds del Lecce. Mi propose di andare a Lecce per un provino. Bastarono due partitine, Corvino mi bloccò subito a Lecce e non mi fece rientrare a Malta. Grazie a lui, e alla sua bravura a scoprire i giovani, è iniziata la mia carriera”. L’esordio in serie A a 15 anni e 11 mesi. Il più giovane straniero a debuttare nella storia del calcio italiano. “Ho ancora questo record e ne vado fiero. In quel momento non potevo neanche immaginare, ma il direttore Corvino era un passo avanti a tutti e forse lo aveva sempre saputo”. Bojinov e il Pescara hanno un punto in comune: hanno dato spettacolo con Zeman. Il bulgaro ha segnato 11 gol in sei mesi con il boemo nella stagione 2014/2015, convincendo la Fiorentina ad acquistarlo a gennaio. “Con il mister mi sento quasi tutti i giorni, parliamo sempre, non abbiamo mai interrotto i contatti. Lui sa lavorare con i giovani e all’epoca io, Vucinic, Ledesma eravamo ventenni. Tutti mi dicevano che ci avrebbe fatto correre tanto, ma che era una fortuna per gli attaccanti. In ritiro, ogni giorno facevamo i mille metri. E mi massacrava tutti i giorni. Nella prima partita, in Coppa a Livorno, non mi fece giocare: volevo andare via e chiamai subito Corvino per chiedergli di essere ceduto. Poi il rapporto poi è migliorato. Dopo aver vinto con il Brescia 4 a 2 con una mia doppietta, in riunione mi disse: “Non hai fatto niente, dovevi segnare quattro gol…. E’ il suo modo di tenere sempre tutti sulla corda. Credo che anche con Immobile, Verratti e gli altri sia stato così”. A 34 anni, quanto pensi di poter dare ancora al calcio? Parlerai con il presidente Sebastiani per continuare a giocare con il Pescara? “Ho voglia di giocare ancora a lungo, ma dipende dalla testa e dalle gambe. Lavorando duramente, la carriera si può allungare. Qui ho un contratto fino a giugno e non abbiamo parlato del futuro. Ma spero che il presidente mi dia un’altra possibilità, visto che il campionato si è fermato e non ho potuto dimostrare le mie qualità”. E a fine carriera dove ti vedi? In panchina, dietro una scrivania o fuori dal calcio? “Mi piacerebbe vivere ancora nel calcio. Ho tante idee. Prenderò il patentino di allenatore, e anche quello da direttore sportivo. E voglio anche iscrivermi all’università. Voglio titoli che mi serviranno per la vita, e magari per stare ancora nel mondo del calcio. So che dovrò fare la gavetta, studiare, imparare, aggiornarmi continuamente. Il viaggio è lungo, la mia vita finora è stata una scoperta continua, non ho paura del futuro”.

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