Bojinov: "Restare? Spero che il presidente mi dia un’altra possibilità e.."
Da Il Messaggero ed. Abruzzo
Ecco le ultimissime dichiarazioni di Valeri Bojinov in un articolo de Il Messaggero ed. Abruzzo. Questa versione è quella integrale, con "pezzi" ulteriori rispetto a quelli pubblicati sull'edizione cartacea del giornale. Buona lettura!
Ha giocato in nove Paesi, parla quattro lingue: bulgaro, italiano, inglese e spagnolo. Eppure, a 34 anni, con 391 partite giocate in giro per il mondo, e 99 gol segnati da professionista, Valeri Bojinov ha provato la stessa gioia di quand’era bambino. “Tornare sul campo è stata una sensazione bellissima. Mi sono sentito come un bambino che entra per la prima volta in un campo con gli amichetti. Sentire odore dell’erba, rivedere i compagi… non pensavo di poter rivivere un’emozione simile”, racconta l’attaccante arrivato pochi mesi fa a Pescara. “La quarantena non è stata così strana. Sì, era vietato uscire e fare la vita di tutti i giorni, ma non ho sofferto: è stato come un lungo ritiro. Mi sono mancati il campo, l’odore dello spogliatoio e il clima del gruppo, un caffè o una cena insieme ai miei compagni. La cosa più difficile è stata stare lontano dai miei figli, che sono a Sofia, uno di 14 anni e una di 8, ma li ho sentiti tutti i giorni, so che stanno bene e non gli è mancato nulla. Sono stati bravi”, prosegue Bojinov, che ha giocato assieme a Legrottaglie nella Juventus. Il Governo oggi renderà noto il decreto di maggio: pensi che sarà data la possibilità di poter concludere i campionati di calcio? “Penso che il calcio sia pronto per ripartire. E’ un’industria e il Governo per me dovrebbe dare l’ok. L’Italia è un Paese in cui si vive di pasta, pizza e calcio. Per la gente è importante, e si perderebbe tanto in termini di economia. E non parlo di stipendi dei calciatori, ma di passioni e divertimento delle persone. La salute è importante, ma si può ripartire con precauzioni: saremo ancora più responsabili e cercheremo di essere un esempio per le persone”, prosegue il bulgaro, che attende anche il consiglio federale Figc per capire come potrebbero essere i nuovi calendari in cui si potrebbe giocare da metà giugno a fine agosto. “Penso sia fattibile, giocando di sera, dalle 18 in poi, evitando le ore più calde. Non sarà difficile, anzi a me piace giocare la sera. Tutti noi abbiamo fame di tornare a sentirci calciatori”. Una carriera fulminea. Scoperto dal Lecce a Malta che aveva ancora 13 anni. “Mio padre faceva il calciatore in Bulgaria e nel ’99 ha avuto l’opportunità di andare a giocare a Malta. Io l’ho seguito, con mia madre (che è stata una pallavolista della Nazionale bulgara). Lì sono stato visionato in un torneo. C’era un talent scout maltese che lavorava per Corvino, allora ds del Lecce. Mi propose di andare a Lecce per un provino. Bastarono due partitine, Corvino mi bloccò subito a Lecce e non mi fece rientrare a Malta. Grazie a lui, e alla sua bravura a scoprire i giovani, è iniziata la mia carriera”. L’esordio in serie A a 15 anni e 11 mesi. Il più giovane straniero a debuttare nella storia del calcio italiano. “Ho ancora questo record e ne vado fiero. In quel momento non potevo neanche immaginare, ma il direttore Corvino era un passo avanti a tutti e forse lo aveva sempre saputo”. Bojinov e il Pescara hanno un punto in comune: hanno dato spettacolo con Zeman. Il bulgaro ha segnato 11 gol in sei mesi con il boemo nella stagione 2014/2015, convincendo la Fiorentina ad acquistarlo a gennaio. “Con il mister mi sento quasi tutti i giorni, parliamo sempre, non abbiamo mai interrotto i contatti. Lui sa lavorare con i giovani e all’epoca io, Vucinic, Ledesma eravamo ventenni. Tutti mi dicevano che ci avrebbe fatto correre tanto, ma che era una fortuna per gli attaccanti. In ritiro, ogni giorno facevamo i mille metri. E mi massacrava tutti i giorni. Nella prima partita, in Coppa a Livorno, non mi fece giocare: volevo andare via e chiamai subito Corvino per chiedergli di essere ceduto. Poi il rapporto poi è migliorato. Dopo aver vinto con il Brescia 4 a 2 con una mia doppietta, in riunione mi disse: “Non hai fatto niente, dovevi segnare quattro gol…. E’ il suo modo di tenere sempre tutti sulla corda. Credo che anche con Immobile, Verratti e gli altri sia stato così”. A 34 anni, quanto pensi di poter dare ancora al calcio? Parlerai con il presidente Sebastiani per continuare a giocare con il Pescara? “Ho voglia di giocare ancora a lungo, ma dipende dalla testa e dalle gambe. Lavorando duramente, la carriera si può allungare. Qui ho un contratto fino a giugno e non abbiamo parlato del futuro. Ma spero che il presidente mi dia un’altra possibilità, visto che il campionato si è fermato e non ho potuto dimostrare le mie qualità”. E a fine carriera dove ti vedi? In panchina, dietro una scrivania o fuori dal calcio? “Mi piacerebbe vivere ancora nel calcio. Ho tante idee. Prenderò il patentino di allenatore, e anche quello da direttore sportivo. E voglio anche iscrivermi all’università. Voglio titoli che mi serviranno per la vita, e magari per stare ancora nel mondo del calcio. So che dovrò fare la gavetta, studiare, imparare, aggiornarmi continuamente. Il viaggio è lungo, la mia vita finora è stata una scoperta continua, non ho paura del futuro”.
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