L'altalena del dottor Jekyll e del signor Hyde
Delfino indecifrabile
Di goleada (subita, col Foggia in casa, 0-4) in goleada (fatta, al Potenza sempre in casa, 5-0), con due pareggi esterni con risultato ad occhiali: in due settimane, complice il turno infrasettimanale ad intasare il calendario, si è visto il peggio ed il meglio del Pescara. Il peggio innanzitutto, con la debacle per mano dei Satanelli di Puglia e con due 0-0 inguardabili contro avversari assolutamente alla portata. Se la cinquina rifilata ai lucani aveva un po' illuso tutti che con i correttivi di gennaio e il cambio modulo la crisi era stata archiviata, lo 0-0 di Andria ha riportato tutti sulla terra e certificato che il Delfino è ancora in via di guarigione, forse non più malato grave ma comunque solo ad inizio convalescenza. Se si cercavano conferme positive, queste sono state del tutto eluse in terra di Puglia e la missione è stata miseramente fallita. Il Delfino continua ad andare in altalena, vestendo ora i panni del dottor Jekyll (poche volte) e poi quelli del signor Hyde(molto più spesso), ma dando sempre l'impressione di essere totalmente indecifrabile. E se prima si era passati da un cambio di volto nel lungo periodo (la grande marcia fino al 27 novembre, giorno di Pescara-Catanzaro 0-3, poi l'infinita crisi di gioco e risultati nei successivi 70 giorni), adesso si assiste ad un mutamento, spesso in peggio e solo col Potenza in meglio, di gara in gara.
Il Pescara mastica amaro, perchè torna da Andria con un solo punto in tasca e con una prestazione non di certo scintillante (eufemismo), ma per i giocatori alcune “colpe” vanno imputate alle codizioni del terreno di gioco, pessimo quasi quanto quello di Viterbo nel precedente 0-0 col Monterosi. La scusa o, se preferite altro termine, la motivazione, non regge. E non pensiamo che si sarebbe posto l'accento su questo aspetto in caso di vittoria, anche striminzita e con gol casuale. La verità è che il Pescara visto in casa della Fidelis è stato un Pescara con zero idee, sero gioco, zero vere occasioni create. Da zero assoluto. Solo una squadra in crisi come quella avversaria ha evitato un altro koalla truppa biancazzurra. Ma il taccuino del cronista nei 90' più recupero di Andria è stato riempito solo di ammonizioni e numero dei corner. E così non va. E' chiaro che l'obiettivo odierno è mantenere il terzo posto, facendo più punti possibili per provare ad essere la miglior terza dei 3 gironi di Lega Pro, ma se questo lungo scorcio finale di regular season deve essere una sorta di lungo allenamento in vista dei playoff le premesse non sono positive. Affatto. “La vittoria della Viterbese sul Catanzaro dimostra che questo è un campionato difficile, nel quale non ci sono mai risultati scontati e che bisogna lottare ad ogni partita”, le parole di Vergani nel post partita. Vere, ma che non possono dicerto costituire un alibi o una motivazione ad una prestazione inguardabile. Il Catanzaro dei record, ovviamente, può permettersi ancora un passo falso dietro l'altro, ma nulla macchia una stagione trionfale. Il Pescara no, non può. E soprattutto non deve avere un approccio soft, al limite del molle, e una interpretazione di gara da censura contro uan squadra dai valori tecnici davvero bassi, senza nulla togliere ad una Fidelis che ha comunque dato tanto. Forse tutto quello che aveva. E probabilmente, anzi certamente, ha dato più del Delfino, se vediamo i valori assoluti in campo. ”Dobbiamo cercare di restare più in alto possibile in classifica, senza affondare in un periodo brutto come quello che c'è stato fino ad un paio di partite fa. Adesso dobbiamo solo pensare alla prossima partita”, è stato il monito di Emmanuel Gyabuaa a fine match. L'ex atalantino è una delle note liete del periodo in questione. Rispolverato e schierato in una mediana a due, ruolo a lui più gradito tra tutti, risulta sempre tra i migliori, anche se poi si fatica a creare gioco con due uomini più dediti a interdizione e aggressività che non alla costruzione. Ma è chiaro che per supportare 4 uomini offensivi bisogna avere quel tipo di mediani. Ma poi vediamo che Delle Monache deve arretrare tanto il suo raggio d'azione per avere palloni giocabili, che poi è costretto smistare indietro, che Rafia riulta ingabbiato in un imbuto senza sbocco e che Merola si accende solo a sprazzi e senza incisività: bloccato il trio dietro la prima punta, la luce si spegne. Subito.
Resta il fatto che in Puglia - al netto di ogni considerazione tecnica e tattica - si è registrato un passo indietro, grande per non dire enorme, dopo la scorpacciata di gol di una settimana prima con il Potenza: il Pescara è tornato da Andria con un punto in tasca ma con una prestazione con poche idee e poche occasioni prodotte nonostante mister Colombo abbia utilizzato i 7 attaccanti a disposizione (l'ottavo, Desogus, era out per infortunio), mutando più volte il volto del suo reparto offensivo. Invano. E schierando anche contemporaneamente Vergani e Lescano con altri 2 attaccanti esterni. “Contento del punto? Ni”, è stato il commento di mister Alberto Colombo al triplice fischio, corredato da un sorriso amaro. “Le aspettative erano più elevate del solito in funzione della prestazione fatta domenica scorsa, ma nel computo di un girone di ritorno completamente diverso da quello d'andata, con partite tutte difficili su ogni campo, si deve vedere il bicchiere mezzo pieno e cioè la terza partita senza subire reti e, più in generale, senza dare grosse occasioni da rete agli avversari. Sulle palle inattive, ad esempio, abbiamo difeso benissimo”. In terra di Puglia si è registrato il terzo clean sheet consecutivo, è vero, ma l'Andria, tuttavia, nelle ultime 12 gare ha siglato appena 3 reti e, nel complesso, ha realizzato appena 18 gol: quello di mister Trocini è al momento il peggior attacco del torneo. Non era dunque questo un test così probante per testare la tenuta difensiva col nuovo assetto a 4 attaccanti. E se ci si appella a questo aspetto per salvare la prestazione la consolazione è magra, anzi magrissima, e c'è qualche problema in più da risolvere….
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