CAMBIARE TUTTO PER NON CAMBIARE NIENTE
Involuzione inarrestabile
A CURA DI CLAUDIO ROSA -
Siamo sempre qui. A chiederci quando arriverà il punto di svolta di una stagione che si sta lentamente trasformando in un incubo. Quella di oggi è probabilmente la peggior partita giocata fino ad oradal Pescara, ormai tramortito ed in balia di un campionato che lo ha messo alle corde e che lentamente lo sta portando al ko. La fotografia di un anno da dimenticare sta probabilmente tutto in quel colpo di testa di Scognamiglio, al settantaseiesimo. Il primo tiro in porta di una partita non giocata, persa senza essere neanche scesi in campo.
Sta nell’atteggiamento di una squadra rinunciataria, di un successo del Venezia senza fare nulla di speciale, grazie soltanto al minimo indispensabile. Sta in quella parata di Pomini, fino a quel momento mai impegnato. Sta nell’autogol di Sorensen, e in quel rigore calciato in curva da Ceter, quando forse ormai era già tutto deciso.
Possiamo girarci intorno, ma meglio arrivare subito al punto. La stagione del Pescara non cambierà. Magari sarà retrocessione o salvezza diretta, ma all’alba di marzo nulla fa intendere che ci sia nell’aria quel passaggio che possa portare ad un cambio di marcia nella testa e nelle gambe dei giocatori. E ci risveglieremo con le solite domande, quelle già fatte tante volte in questi mesi: è arrivato il momento di cambiare?
Stavolta si parla di Breda, tempo fa era Oddo, un mese fa erano i calciatori. Nel mercato di gennaio sono arrivati degli innesti importanti, ma c’è troppo da cambiare affinché possa veramente esserci una svolta significativa in questa piattezza diventata a questo punto insostenibile. Dovevano essere i Machin, i Dessena, i Tabanelli l’ago della bilancia della nuova rinascita. Ed invece, come un ciclo continuo, tutto torna e le domande da farci sono sempre le stesse.
A pagare sarà probabilmente Breda che, sia chiaro, di colpe ne ha – se non fai un tiro in porta per settanta minuti un motivo ci sarà – ma quanto potrà cambiare da qui alla fine l’andamento di questa squadra? Una domanda retorica verrebbe da pensare, con la risposta già fissa nella mente di tutti. Si potrebbe azzardare un commento tecnico, chiedendosi del perché di un centrocampo poco muscoloso quando lo schema tattico è difensivo, o del perché puntare con così tanta insistenza su un attaccante giovanissimo e chiaramente estraneo ai meccanismi della squadra. Si potrebbe parlare del perché usare uno schema così aperto quando gli esterni vengono sacrificati e non sfruttati, preferendo invece una transizione centrale, peraltro quasi mai efficace davvero. Ci si potrebbe chiedere dove sono finiti tutti i senatori dello spogliatoio in un momento così difficile, con il solo Fiorillo a tenere alta la bandiera di un Pescara che sta lentamente accettando il proprio destino. Sono tanti gli argomenti di discussione, ma a questo punto forse non ne vale neanche più la pena.
E quindi va bene, aspettiamo un altro momento di svolta. Tanto alla fine tutto torna, e come al solito si cambia per poi, in fin dei conti, non cambiare mai niente.
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