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“Pescara: non tutti i mali vengono per nuocere”

14.11.2015 12:53
Nuovo appuntamento con la rubrica di PescaraSport24, “Calciologicamente”. Un punto di vista diverso da quello consueto sulle vicende biancazzurre affidato al dott. Pietro Literio, che anche in questo numero dello spazio da lui curato analizza il momento del Delfino in modo del tutto peculiare Psicologo-Psicoterapeuta e Docente a Contratto presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio di Chieti-Pescara, Literio ci fornisce un quadro interessante. Buona lettura! E’ utile fare un riepilogo delle “puntate precedenti” (il cosiddetto “punto della situazione”) per capire meglio il percorso del Delfino fatto nell’ultimo periodo. Prima Novara-Pescara, con il Mister che cambia stranamente “le carte in tavola” (quasi metà squadra, con il centrocampo senza Verre e Mandragora), rispetto alla precedente formazione ealla brillante partita con il Crotone,dopo gli altri due successi di fila (Trapani e Pro Vercelli). Gli effetti negativi del “turnover” (anche se Oddo non ama chiamarlo così)in campo si sono visti sin da Novara, a mio parere,nel gioco e nel risultato: Novara 1 Pescara 0. In quella occasione, ricordo un Novara agonisticamente superiore al Delfino e più compatto, in modo simile a quanto accaduto ad Ascoli. Ma consideriamo un altro aspetto: le “aspettative” (crescenti) dell’ambiente. Si parlava (prima della partita di Novara e dopo la vittoria con il Crotone) di un Pescara con aspetti che ricordava il Barcellona, oltre che parlare troppo (e troppo presto) di Serie A e di un Pescara da serie A. Dopo la partita con il Crotone e tre vittorie consecutive, le aspettative dell’ambiente e sulla squadra sono, infatti, cresciute “a vista d’occhio”, troppo, e si sono rivoltate come un boomerang sull’ambiente,provocando un senso di profonda delusione dopo la sconfitta di Novara. Insomma, umanamente “ci si è montati troppo e troppo presto la testa”. Poi la “seconda puntata” con la Ternana in casa, con ulteriore turnover e cambi tattici da parte del Mister: Valoti al posto di Benali, a sua volta spostato in altra zona del campo. Ci aspettavamo una sonora vittoria e invece siamo rimasti ancora delusi dal finale “triller-drammatico”: una sconfitta con gol all’89° minuto che conferma la fragilità del Pescara nell’ultimo quarto d’ora di gioco finale, dove incassa il 33% di gol finora subiti (statistiche alla mano), evidenziando anche un calo di concentrazione e di coesione in questa fase. Tuttavia, la sconfitta in casa con la Ternana è risultata a mio giudizio (ma anche guardando le statistiche del match)immeritata ed ingiusta. Frutto della troppa generosità, della eccessiva voglia di riscatto e di vincere (al limite dell’ansia da prestazione) e dellacontinuapropositività del gioco (al limite della sfrontatezza), che certamentecomportano un aumento dei rischi, ma dove anche la “sfortuna ha messo lo zampino” (basta ricordare il contrasto fortunoso a centrocampo per la Ternana nel finale, che ha aperto la strada al gol). Comunque, il Pescara ha giocato meglio della Ternana, con sicurezza e agonismo (pur in inferiorità numerica per gran parte della partita), come confermano tutti i dati ufficiali dell’incontro (con maggiore percentuale di possesso palla, palle giocate, azioni d’attacco). Quindi niente allarmismi e soprattutto bisogna vedere“il bicchiere mezzo pieno” (come direbbe la “psicologia positiva”): contro la Ternana, infatti, si è visto un buon gioco, un combattivo e ritrovato Torreira, un confermatoe generoso Caprari, un efficace Benali, un centrocampo imprescindibile e di qualità (con Mandragora e Verre) e un giocatore come Zampano sempre più sicuro di se ed in forma, senza dimenticare che mancava il capitano (Memushaj) e il capitano morale (Campagnaro), soprattutto in difesa. Non solo: altracaratteristica molto positiva è stata la dimostrata capacità di soffrire da partedella squadra (in dieci e sotto di un gol), senza perdere in sicurezza e qualità di gioco. Si è visto contro la Ternana un Pescara caparbio, orgoglioso, che non ci sta a perdere, mostrando così di avere “carattere”. Buon segno! Pertantoun eccesso di generosità, di riscatto, di voglia di vincere e di sfortuna, in sinergia con le aspettative crescenti di riscatto e vittoria da parte dell’ambiente (dopo la sconfitta di Novara), hanno prodotto un mix che spiega in parte l’ultima sconfitta. A questo “cocktail” aggiungereianche le polemiche ed incertezze Societarie in corso da qualche settimana, che non aiutano la squadra: non a caso il Pescara ha perso due volte di seguito da quando sono iniziate. Gli aspetti sovrastrutturali, ovvero “della base di comando” del Pescara (mi riferisco alle dinamiche della Società) non vanno trascurati in questa fase, e possono influenzare a livello mentale (anche inconsapevolmente) il gruppo-squadra. Facendo di necessità virtù, ora il Pescara può avvantaggiarsi delle ultime due sconfitte edelle relativeaspettative deluse: infatti, a questo puntole attese di vittoria sono piuttosto ridimensionate nei confronti della squadra che nelle prossime partite potrà giocare più con “i piedi più per terra”, senza aspettarsitroppo che “il Pescara faccia o somigli al Barcellona” o sia già candidato alla serie A. “Ma sbagliando si impara” e bisogna imparare tutti: è importante per ambiente e squadra “tenere a freno” per ora l’entusiasmo, un po’ come servenondichiararsi troppo e troppo presto ad una fanciulla che mostra interesse nei nostri confrontie a cui teniamo(o viceversa per le donne). Inoltre, il Mister dovrà tenere maggiormente conto della realtà che emerge dalle “statistiche”, dal rendimento dei singoli giocatori e dal gioco espresso finora, rispetto al “turnover” e alla “squadra da mettere in campo”. Nelle due occasioni (prima ad Ascoli e poi a Novara) in cui Mister Oddo ha “osatocambiaretroppo e spesso” rispetto alla squadra che ha mostrato maggiore equilibrio (vedi quella contro il Crotone), soprattutto a centrocampo (rinunciando più volte a Verre e Mandragora), il Delfinoè stato sconfitto e ha perso anche in coesione e sicurezza in campo. Facendoci aiutare dalla realtà dei fatti, le statistiche di gioco del Pescara confermano il maggior rendimento di Benali rispetto a Valoti (soprattutto nel ruolo di trequartista), di Caprari rispetto a Cocco, di Verre e Mandragora rispetto agli altri centrocampisti (escludendo il nostro capitano) e la maggiore efficacia di Campagnaro (in termini di palle recuperate e passaggi riusciti edi cui si avverte l’assenza autorevole in campo),rispetto ad entrambi i centrali (Fornasier e Zuparic), che comunque hanno un buon rendimento generale. Bisognerebbe prendere spunto ora più che mai dal rugby dove “non è possibile avanzare senza l’aiuto dei compagni”. E’ il momento giusto per compattarsi (ambiente e squadra) per procedere insieme, coesi,ed è il momento per il Mister di fare le scelte tattiche “provvisoriamente definitive” all’interno della squadra, così da dare una identità di gioco e di assetto più stabili che garantiscono più coesione e sicurezza in campo. L’entusiasmo,la voglia di emergere e la voglia di riscatto di tutti (squadra, giocatori e ambiente) vanno invece contenuti in questa fase, rimanendo per ora con “i piedi per terra” imparando a saper accettare le sconfitte, a non “drammatizzarle” (così come a non “idealizzare” le vittorie), cercando invece di imparare dagli errori e fare meglio già dalla prossima volta.In questo compito gioca un ruologuida fondamentale l’allenatore, paragonabile a quello di un “direttore d’orchestra”. Anche perché la classifica è ancora corta ed il campionato in fase iniziale. Ora più che mai è necessario per il gruppo-squadra maturare mentalmente con l’aiuto, l’esperienza e la guida dell’allenatore (e dei giocatori simbolo e più esperti in campo). Maturare significherà quindi avere una maggiore concentrazione nell’ultimo quarto d’ora della partita,una maggiore consapevolezza delle proprie capacità tecniche e di gruppo-squadra, della propria identità e dei propri limiti, oltreaduna maggiorecapacità di adattamento. Ma significherà anche mostrare una maggiore capacità di gestione “dell’orgoglio”:in altre parole non farsi sopraffare dallaeccessiva voglia di riscatto, di dimostrare (a se stessi e l’ambiente) il proprio valore, presto e subito. In questo processo naturale, guidato dall’allenatore e dall’esperienza (errori compresi),è importante che si riducano in questa fase i“fattori di rischio” mentali, ovvero i cosiddettimessaggi impliciti e inconsapevoli (o “imperativi inconsci”): i “non detti”, “i dobbiamo/non dobbiamo” nascosti, inconsapevoli(ad esempio “dobbiamo vincere per dimostrare che o per riscattarci da”),messaggi che possono crescere nei giocatori, nella squadra e nell’ambiente dopo le “ferite” derivanti dalle ultime sconfitte. E’ importante cercare di trasformare tali messaggi in scelte consapevoli, ovvero in “voglio e vogliamo vincereperché”facendo leva sulla convinzione del proprio valore, come dimostrato dai fatti nella partita contro il Crotone. Per raggiungere tali obiettivi e maggiore coesione è necessario che tifosi e Mister, ora più che mai, credano nel valore del Pescara e lo sostengono con il loro tifo: “Forza Pescara”!  

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