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“COME FAR USCIRE IL DELFINO DAL MARE IN TEMPESTA”

18.03.2016 09:05
Ecco il nuovo appuntamento con la rubrica di PescaraSport24 “Calciologicamente”. Un punto di vista diverso da quello consueto sulle vicende biancazzurre affidato al dott. Pietro Literio, che anche in questo numero dello spazio da lui curato analizza il momento del Delfino del tutto peculiare, che non manca affatto di spunti interessantissimi. Buona lettura! Di nuovo il Pescara crea, fa sospirare, sembra far gol e poi tutto si vanifica all’ultimo tocco. Si soffre sempre più in attesa del gol, che sembra arrivare, ma nel momento migliore del gioco biancazzurro l’avversario ferisce, fa male, con il gol del vantaggio che riattiva le paure più profonde nella tifoseria, l’angoscia di non farcela nemmeno questa volta a vincere, fino all’angoscia di perdere. Così è stato anche contro il Novara. Il Pescara “spegne” sempre più (senza volerlo) non solo l’euforia e l’entusiasmo dei tifosi ma anche le speranze. Tuttavia, “non tutti i mali vengono per nuocere” poiché, contemporaneamente, si ridimensionano le aspettative eccessive nei confronti della squadra e si torna tutti “con i piedi più per terra”. Inoltre, anche le situazioni più avverse (o negative), come sette gare senza vincere (con le ultime tre perse malamente), possono contenere un “seme” di positività: gli studi in psicologia dello sport dicono che possono aumentare la COESIONE del gruppo, il “NOI” (già ben costruito dall’allenatore), “ingrediente” fondamentale per affrontare e superare le crisi. Dalla sconfitta di Vercelli fino alle dichiarazioni ufficiali pre-gara contro il Novara, l’allenatore ha poi cercato di PROTEGGERE la squadra, “normalizzando” il periodo difficile, delicato e la crisi “prolungata”. Ha cercato, con le sue dichiarazioni, di trasmettere serenità e accettazione della attuale realtà, con fiducia verso il futuro, “ammorbidendo” il negativo e sottolineando il POSITIVO finora costruito e visto. Questo messaggio è stato riproposto dal Mister, con maggiore serenità e convinzione, anche dopo la sconfitta contro il Novara, nell’ultima conferenza stampa dove Oddo ha continuato a fare da “papà protettivo con i suoi figli in difficoltà”, riparandoli e difendendoli dalle critiche eccessive o distruttive. Infatti, ha riconosciuto gli errori tattici individuali difensivi, ha promesso di lavorarci e sostenere maggiormente e diversamenti i suoi difensori (a livello individuale), si è assunto tutte le responsabilità e le colpe degli ultimi risultati maturati, ma soprattutto ha espresso fiducia, sicurezza e convinzione nella squadra, nel suo gioco ancora vivo, sottolineando il positivo, la coesione di gruppo e la crisi solo di risultati ma non di gioco. In effetti, l’ultima sconfitta è segnata da due soli errori tattici “pagati a caro prezzo”: nel primo gol subito la difesa schierata del Pescara sbaglia il movimento del fuorigioco, mentre nel secondo gol (in superiorità numerica) 5 giocatori biancazzurri (contro solo 3 giocatori del Novara in area) non intecettano il pallone e nemmeno gli avversari. Tornando al leader “del momento”, mister Oddo protegge la squadra non solo sottolineando il positivo e mettendo in discussione il negativo (come si fa in questi casi per risollevare la fiducia e sicurezza), ma anche evidenziando l’importanza dei fattori esterni, imprevedibili ed imponderabili che hanno altrettanto inciso sull’andamento dei risultati: l’assenza a rotazione di vari titolari importanti (come Crescenzi, Zampano, Memushaj), gli infortuni prolungati ed imprevisti (di Campagnaro e di Coda), la minor condizione di alcuni giocatori (vedi Lapadula), attribuendo così la crisi di risultati (ma non di gioco) a fattori anche ambientali, esterni (caso o sfortuna). In psicologia tale atteggiamento o modo di pensare si chiama “stile attribuzionale o locus of control esterno” degli insuccessi. In modo simile hanno pensato e agito gli allenatori di Juve e Roma (Allegri e Spalletti), invertendo completamente la scia degli insucessi precedenti, con l’aggiunta di bloccare sistematicamente gli alibi e le autocelebrazioni da parte dei giocatori (e dell’ambiente) al minimo accenno, tenendo così “sulla corda” la propria squadra (in continua ripresa e ascesa). Ora più che mai bisogna ribaltare la situazione di crisi del Pescara: occorre mantenere la calma e agire razionalmente, lucidamente, concentrando l’attenzione sui problemi e sulle risposte giuste (a livello fisico, tecnico, tattico, mentale) per risolverli, non sulle emozioni prepotenti suscitate dalla crisi. Per trasformare la crisi in un’occasione di crescita (e non di regressione o involuzione) bisogna affrontarla nel modo giusto: infatti, fa bene Oddo a dare meno enfasi al risultato e più all’impegno e al miglioramento della squadra e dei giocatori. Questo modo di pensare ed agire è necessario perchè, dopo le ultime sette gare in cui il Delfino ha subito più reti (16) ma ne ha realizzati anche meno (10) rispetto alle sette gare precedenti con Campagnaro (con solo 3 gol subiti e 15 realizzati), per ritrovare più equilibrio in campo (tra difesa e attacco in particolare) bisogna fare attenzione a non innescare il “circuito” della “depressione sportiva” o della MENTALITÀ PERDENTE” (o effetto “palla di neve”). Entrambe consistono nel drammatizzare sempre più la realtà (e la crisi), sottolineando continuamente e ossessivamente il negativo, il “bicchiere solamente mezzo vuoto”, dimenticandoci però completamente del “bicchiere mezzo pieno” e del positivo fatto finora e ancora presente, rappresentato innanzitutto dal gioco vivo, vitale del Pescara. Questo circuito della “mentalità perdente”, questo circolo vizioso (e non virtuoso) può essere innescato dalla difficoltà a contenere razionalmente le emozioni (rabbia, frustrazione, impotenza, delusione, paura, sfiducia) suscitate dalle ripetute sconfitte (e insuccessi). Spetta all’allenatore in primis (e anche alla società) dominare, educare l’emotività attivata (nei giocatori e nell’ambiente), attraverso la razionalità e l’osservazione lucida della realtà, gestendo e accettando anche l’aggressività ad essa collegata. Come Juve e Roma insegnano recentemente, bisogna proporre ora più che mai, la cosidetta “mentalità vincente”: ovvero sottolineare il positivo e mettere in discussione sistematicamente il negativo rappresentato dalla critica distruttiva. E’ questo il compito ed il ruolo principale del leader, dell’allenatore, nei periodi di crisi. Oddo sta svolgendo tale compito con fermezza, con convinzione e sufficiente serenità, proteggendo proprio la squadra e i giocatori dal rischio “depressione sportiva” che farebbe “affondare la nave” Pescara, invece di farla ripartire. Con l’aiuto della RAZIONALITÀ è necessario, quindi, dare meno enfasi ai risultati (sia positivi che negativi) e più all’impegno e lavoro di miglioramento con la squadra e della squadra. In psicologia tale atteggiamento mentale “in positivo” rientra in una vera e propria strategia di lavoro complessa che si chiama “MENTAL TRAINING”. E’ chiaro che curare e ottimizzare allo stesso tempo il livello tattico (oltre all’aspetto mentale), fornendo l’assetto migliore alla squadra, è altrettanto importante in questa fase, in quanto esso incide molto sul livello mentale. Altrettanto importante per mister Oddo (leader “supremo” e “base sicura” per la squadra) è, in questo momento, salvaguardare la COESIONE del gruppo, il “NOI” che tuttavia appare solido (perché ben costruito), come emerge dalle dichiarazioni post-gara dei singoli giocatori (vedi Caprari, Bruno): i biancazzurri durante le interviste mostrano la volontà di continuare a cooperare, si assumono le loro responsabilità (invece di rimproverarsi a vicenda), si sacrificano reciprocamente ed esprimono la volontà di reagire insieme, parlando spesso al plurale (“Noi”). Ma un'altra misura del solido grado di coesione è rappresentato dall’umore delle riserve, che pare buono (dall’esterno). Attenzione però: fare tutto questo lavoro, proponendo una “Mentalità Vincente” (e non superba) di fronte ad un momento di crisi, non significa trasformare un’auto di grande cilindrata, un’Alfa in una “Ferrari” (ovvero “fare i miracoli”), ma significa ottimizzare le prestazioni della “berlina o coupé” per farla viaggiare e correre al meglio. In particolare la coesione è fondamentale in tali momenti, come recita il detto che “la squadra campione (di coesione) batte una squadra di campioni”. In attesa di raccogliere i frutti di tale lavoro in corso è importante che i tifosi diano il loro contributo alla “causa” della COESIONE e della “mentalità vincente”, sostenendo la squadra più che mai in questo periodo difficile, aiutandoci con il ricordo positivo di quanto abbiamo potuto ammirare poco tempo fa a Cagliari. Forza Pescara!

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