Jai Hindley, l'australiano d'Abruzzo
Non tutti sanno che...
L'Abruzzo del ciclismo nel Giro d'Italia appena mandato agli archivi non ha tifato solo per Cataldo e Ciccone. C'era un altro abruzzese in corsa, d'azione, che ha perso la Maglia Rosa, appena conquistata, solo nell'ultima tappa, piazzandosi secondo nella classifica finale: si tratta di Jai Hindley, l'australiano che ha dato battaglia in montagna e regalato perle di grande ciclismo in un'edizione particolare, condizionata dal Covid, e che ha visto la carovana per 3 giorni sulle nostre strade, 2 di gara e 1 di riposto.
"Avevo sei anni e sognavo di diventare calciatore: poi ho visto alla tv il Tour e la mia vita è cambiata", ha raccontato Hindley, accolto cinque anni fa a Cappelle sul Tavo da Umberto Di Giuseppe, totem del ciclismo abruzzese, che ha preso il bambino aussie in casa sua e gli ha insegnato due mestieri: a cucinare la chitarra teramana e come correre a due ruote. «Sono un tipo testardo — ha continuato Jai —, da quel momento non ho voluto fare altro che andare in bici. Non è facile lasciare l’Australia per volare dall’altra parte del mondo: i miei eroi sono i miei genitori, che hanno fatto tanti sacrifici per me».
Lui, che sul suo profilo Instagram ha foto a Francavilla, Ripa Teatina e altri luoghi d'Abruzzo, durante la corsa rosa, a ogni intervista, non si è mai dimenticato dell'Abruzzo e di quella che ha definito più volte "la sua famiglia abruzzese". Grazie alla pagina Facebook "L'Abruzzese fuori sede" in tanti si sono appassionati alla sua storia. Tornerà presto sulle stade d'Abruzzo, il buon Jai. In modo meno anonimo ora perchè verrà fermato per selfie ed autografi. E il popolo d'Abruzzo sogna già una sfida tutta "nostrana" per i Grandi Giri che verranno: Ciccone vs Hindley...
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