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RENATO CURI, SEMPRE NEL NOSTRO CUORE

18.12.2014 09:38
Sabato Perugia e Pescara torneranno a sfidarsi. Uno scontro - l’ultimo, eravamo in Lega Pro, risale alla stagione 2008-09 chiuso sullo 0-0 - i cui precedenti si perdono nella notte dei tempi, ai campionati antecedenti il secondo evento bellico, e l’esito finale ha preferito più spesso gli umbri. Perugia e Pescara all’appassionato di calcio fanno venire alla mente numerosi episodi. Per citarne giusto alcuni: il primato detenuto dai biancorossi, imbattuti per  un intero campionato di serie A;  la militanza nelle  fila del Perugia di Paolo Rossi, ricordato  per i suoi gol al mondiale del 1982; Luciano,Gaucci e le sue tante peripezie alla guida del sodalizio umbro; la data del 14 maggio 2000, nefasta per i tifosi della Juventus. Quel giorno, un gol del difensore Alessandro Calori, sotto il diluvio di Perugia, condannò i bianconeri al sorpasso in classifica, proprio al fotofinish, subito dalla Lazio, che si laureò campione d'Italia. Fu un esito drammatico, con l'arbitro Collina accusato dì non aver tenuto conto delle condizioni atmosferiche e quindi non aver rinviato, di fatto, la partita. I like FootballPer quando attiene, invece, il sostenitore biancazzurro, potrei segnalare: l’esodo in Umbria di Galeone, Camplone, Di Cara, Pagano, Gelsi, Allegri; la guida tecnica, vincente, affidata dallo scorso anno a Camplone e Di Cara, con l’aggiunta del preparatore dei portieri Bonaiuti; la permanenza a Pescara di Aldo Agroppi, uno straordinario personaggio che dopo aver guidato le giovanili del Perugia è ingaggiato dalla società biancazzurra.  Il tecnico di Piombino, poteva contare su un organico di non eccelsa qualità e in aggiunta, per esigenze di bilancio fu privato di due elementi cardine come Repetto e Cinquetti, che presero la strada di Avellino e Udine. Senza questo salasso il Pescara, pur conquistando un onorevole sesto posto finale, avrebbe potuto concorrere per la serie A, in un torneo giudicato una sorta A2, per la presenza di Club rinomati come Milan, Cesena e Genoa, che vinsero il campionato, Lazio, Sampdoria, Atalanta, L.R. Vicenza, Palermo, Verona, Catania, Bari.  E che dire di Gianluca Pacchiarotti, che detiene tuttora il record di più giovane portiere esordiente in Serie A, essendo sceso in campo a Perugia il 9 marzo 1980 all'età di 16 anni e 192 giorni, con la maglia del Pescara.  In ordine di tempo, l’affermazione di Fabio Grosso, grazie a Serse Cosmi, che da trequartista lo trasformò in esterno sinistro. Da qui una carriera diversa, culminata con le sue performance ai mondiali di Berlino nel 2006. A me, comunque, Perugia e Pescara evocano soprattutto Renato Curi, e la sua tragedia umana e sportiva. Era il 30 ottobre 1977 e da circa un’ora avevo lasciato lo stadio Olimpico di Roma dove avevo seguito la prova del Pescara contro la Lazio.  Nell'alternarsi dai vari campi dei collegamenti di "Tutto il calcio minuto per minuto", s'inserì Sandro Ciotti, cui quasi uno stizzito Enrico Ameri, passò la linea. "Il centrocampista Curi del Perugia è morto", la sua tremenda comunicazione. Era domenica e nello stadio di Pian di Massiano, che poi gli sarebbe stato dedicato, era di scena la Juventus di Trapattoni, per un match che metteva a confronto, anche se era appena la quinta giornata, le prime in classifica insieme al Milan. Una giornata di pioggia, il campo fradicio. Cinque minuti dopo il riposo, Curi si accascia esanime a terra senza un gemito mentre Furino stava effettuando una rimessa laterale. Accorrono compagni e avversari, che subito avvertono il dramma. Il suo cuore aveva cessato di battere. a ucciderlo fu una disfunzione cardiaca mai diagnosticata dal personale medico della squadra e della FIGC. Qualche polemica, ma lui era il primo a sapere di avere un "cuore matto" come il ciclista Franco Bitossi.  Due giorni dopo l’area dell'Antistadio di Pescara era stracolma di gente.   Pescaresi e perugini erano presenti in massa per stringersi alla moglie Clelia, a Sabrina, la figlioletta di cinque anni, e alla cara sorella Nunzia. Il dramma nel dramma per Renatino, da un mese nel grembo di Clelia.  Curi aveva iniziato a dare calci a un pallone nel campo del Collegio Aterno, prima, e poi all'Antistadio, di Pescara, la sua città dall'età di due anni (era nato il 20 settembre 1953 a Montefiore dell'Aso, nelle Marche). Quindicenne si trasferì al Giulianova grazie all‘intuito di Enzio Falini e del mitico presidente Tiberio Orsini, vero artefice del boom giovanile del Giulianova degli anni 60' e 70'. Per gli appassionati che non hanno conosciuto Curi, non è semplice tratteggiare la sua figura di calciatore, un motorino inesauribile sempre nel vivo del gioco, cui era affidata la gestione e la regia della squadra. La carriera di Renato Curi lo vede fino al 1969 nelle file della Marconi Pescara. Quattro i campionati nel Giulianova, due in serie D e due in C, per complessive 105 presenze e 3 reti. Prima di Perugia, 24 presenze nel Como in B, e poi Perugia. Due i campionati in Umbria. Il primo caratterizzato dalla promozione nella massima serie, 23 presenze e 4 reti. Nel secondo in A, concluso all’ottavo posto davanti a squadre più blasonate, 25 presenze e 3 reti. Da ragazzo, dalla Marconi di "zio" Tullio Ortolano – sodalizio che poi avrebbe preso il suo nome e dalle cui file, sulla scia di Renato, sarebbero sbocciati tanti altri talenti sotto la cura di Cetteo Di Mascio - al Giulianova e poi al Perugia. In Umbria lo volle llario  Castagner, che se ne innamorò dopo averlo osservato nel Giulianova impegnato con la Torres in Sardegna. In effetti, nel mirino del tecnico era un suo compagno ma fu Renato a entusiasmarlo. Nel 1974-75 il Perugia, presidente Franco D’Attoma, d.g. Silvano Ramaccioni, allenatore Ilario Castagner, conquista per la prima volta nella sua storia la serie A. Naturalmente uno dei principali artefici fu Renato Curi, insieme a Nappi Frosio, Agroppi, Sollier, Vannini e Novellino. Qualche tempo dopo la morte, Castagner, in un ideale colloquio con lui, scriveva: "Rimasi impressionato dal tuo splendido tocco di palla, dai tuoi movimenti rapidi e brevi, dal tuo modo di giocare senza pallone, dalla tua progressione palla al piede e testa alta, dalle tue pennellate ai compagni, dal tuo genio calcistico. Ci hai lasciato con il tuo solito sorriso. Per tutto ciò che hai fatto, per tutto ciò che eri, avresti meritato la Nazionale. Ora sono sicuro però che avrai un posto fisso nella Nazionale del Cielo".

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