CORTOCIRCUITO
Un film già visto e proiettato in replica per l'ennesima volta nell'ultimo lustro
Non si può più parlare solo di crisi per il Pescara, ma di caduta libera. Il Delfino è scivolato in un vortice nero, assai pericoloso perchè non si ha nemmeno il minimo segnale di ripresa. L'assetto è in cortocircuito, da tempo ormai. I numeri lo testimoniano in tutta evidenza: 5 punti e 5 sconfitte nelle ultime 8 partite, con soli 8 gol messi a referto ma con 4 gare a porta avversaria immacolata (contro Pineto, Vis Pesaro, Carrarese e Cesena). E se in panchina hai Zdenek Zeman il dato è chiaro: questa non è una squadra a sua immagine e somiglianza anche se sembrava esserlo all'inizio del campionato, quando nelle prime 6 partite ha messo in cassaforte 16 punti, cioè ciò che adesso consente ancora di tenere agganciato il treno playoff. Tutto all'epoca lasciava pensare che si potesse solo migliorare e invece negli ultimi due mesi si è assistito ad una involuzione inspiegabile. Lo stadio Adriatico è diventato terra di conquista per quasi tutti (2 pari e 4 ko nelle ultime 6 gare, se si conta anche il derby col Pineto quando da calendario, però, i biancazzurri erano la squadra ospite), dove la vittoria manca addirittura dal 2 ottobre quando al fotofinish un gol di Moruzzi ha consegnato i 3 punti in rimonta. E se più in generale la vittoria manca da più di un mese, dal 22 ottobre in quel di Lucca, se contro le prime sei della classe (Cesena, Torres, Carrarese, Perugia, Pineto e Recanatese) hai totalizzato un solo punto (contro gli umbri, in trasferta alla seconda giornata) e se, infine, nelle ultime 5 partite hai strappato solo uno striminzito pari contro il Rimini, ecco che per il terzo anno di fila già a fine novembre si devono accantonare i sogni di gloria, quelli di promozione diretta, e si deve già iniziare a pensare ai playoff. Ma al di là di numeri e statistiche, ciò che lascia sconcertati è il contenuto delle prestazioni di una squadra da troppe settimane senza grinta, senza idee e senza anima. E se nel post partita mister Zeman sostiene che “i ragazzi non riescono a mettere in pratica quello che proviamo da 4 mesi in allenamento”, vuole dire che il problema è più grave rispetto a quello che si credeva qualche settimana fa. Il Pescara oggi è ancora la somma di tanti singoli, anche dalle buone qualità individuali, ma non è una vera squadra. Ha lacune strutturali evidenti, figlie di un mercato in tono minore dove si sono presi giovani di prospettiva per patrimonializzare ma non tutti adatti al calcio zemaniano, e non ha una chiara identità ed una precisa fisionomia, anche a causa dei continui cambi dello stratega della panchina che non ha ancora trovato un undici base. Sono stati tanti, certamente troppi, i cambi di uomini senza trovare il bandolo della matassa. A fine novembre non si ha ancora un trio titolare di centrocampo, non si sa chi sono il centravanti titolare e l'ala sinistra di riferimento e le sole certezze sono nella retroguardia che, tra errori del singolo e quelli di reparto, prende gol con una puntualità disarmante. Così, insomma, non si va lontano e l'aspetto che preoccupa di più è quello mentale. Sembra un film già visto e proiettato in replica per l'ennesima volta nell'ultimo lustro. Stavolta, però, si spera in un finale diverso. Bisogna ripartire subito e oggi è già vigilia di partita perchè nel fittissimo calendario biancazzurro da qui a Natale c'è anche la Coppa Italia da onorare. Domani alle ore 18 allo stadio Adriatico ci sono gli ottavi di finale della competizione, avversario il Latina. E adesso la Coppa da intralcio è diventato un obiettivo.
Commenti