"Avellino, attacco prolifico e difesa ballerina"
Verso Pescara - Avellino, qui Irpinia. In vista della sfida di venerdì sera, il giornalista di Irpinianews Claudio De Vito presenta ai lettori di PescaraSport24 i Lupi biancoverdi. Buona lettura!
I due volti dell’Avellino: attacco implacabile e difesa vulnerabile Attacco prolifico e difesa ballerina.
Il cammino dell’Avellino nelle prime tredici giornate di campionato è stato contraddistinto da una certa facilità nel trovare la via del gol a cui ha fatto da contraltare la debolezza del reparto arretrato. Il che, in cifre, significa che la squadra biancoverde si presenterà a Pescara con il terzo miglior attacco e la terza peggior difesa del torneo con un rapporto di 21 a 20. Ma se il dato relativo alle carenze nelle retrovie ha rappresentato una costante lungo il sentiero di questo avvio di stagione, i numeri riguardanti la prima linea sono schizzati verso l’alto nelle ultime settimane, a partire dalla gara col Brescia. Da allora, in quattro occasioni su sei, la formazione di Tesser ha fatto breccia nella porta avversaria con la regola del tre: oltre alle rondinelle, ne sanno qualcosa Ascoli, Ternana e, ultima in ordine di tempo, Latina.
Tutto merito di un parco punte di primo livello i cui massimi esponenti del momento sono Marcello Trotta e Benjamin Mokulu. Protagonista atteso il primo, incognita iniziale il secondo. Trattenuto nonostante le avances estive pervenute sul suo conto, Trotta ha messo a segno finora sei reti in campionato e due in Coppa Italia dimostrando di poter raggiungere una doppia cifra ragguardevole. Mokulu invece è partito in seconda fila nelle gerarchie di reparto e ora a suon di gol, quattro nelle ultime quattro gare e sei stagionali, è diventato irrinunciabile e insieme a Trotta non sta facendo affatto rimpiangere gli assenti di lusso Tavano e Castaldo. La vittoria sul Latina, griffata proprio dalla premiata ditta del momento, ha consentito ai lupi di rimettersi presto in carreggiata dopo la sbandata di Crotone arrivata dopo cinque risultati utili che hanno cambiato il corso della stagione biancoverde. L’impatto sul torneo non è stato tenero per l’Avellino che, dopo aver sfiorato la finale play-off proprio contro il Pescara, ha rinnovato in lungo e in largo il proprio organico affidato alle mani esperte di Tesser, erede in panchina dopo il regno triennale di Rastelli. Il trainer di Montebelluna ha importato una filosofia tutta nuova improntata alla proposizione del gioco con il marchio di fabbrica del 4-3-1-2. Un concetto tuttavia rivisitato strada facendo negli interpreti, dal momento che l’impostazione del rombo è apparsa sin da subito troppo sbilanciata e deleteria per la fase difensiva.
La crescita fisica di Jidayi, il recupero di Gavazzi infortunatosi alla terza giornata a Cagliari e l’esplosione di Bastien in ruolo chiave sulla trequarti si sono rivelati cruciali per l’applicazione del sistema di gioco praticato da Tesser, il quale ha messo da parte uomini più offensivi come Zito e Insigne. La difesa è stata schierata in tutti i modi possibili e immaginabili ma la sofferenza sulle fasce è rimasta intatta principalmente a destra dove né Nica né Nitriansky si sono rivelati adeguati alla causa. Tesser però può consolarsi guidando una macchina da gol che fa invidia alle superpotenze del campionato e ora viaggia spedita verso Pescara
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