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“PESCARA 2.0: IL DELFINO É DIVENTATO GRANDE”

25.02.2016 08:35
Ecco il nuovo appuntamento con la rubrica di PescaraSport24 “Calciologicamente”. Un punto di vista diverso da quello consueto sulle vicende biancazzurre affidato al dott. Pietro Literio, che anche in questo numero dello spazio da lui curato analizza il momento del Delfino del tutto peculiare, che non manca affatto di spunti interessantissimi. Buona lettura! La realtà a volte supera la fantasia. Questo è accaduto a Cagliari. Assurdo, inaccettabile, non può essere, non è giusto. Non si può perdere dominando in casa dell’avversario, della prima in classifica. Eppure si perde e nel peggiore dei modi: con un autogol di Lapadula, durante l’unica assenza temporanea di Mandragora (difensore ben adattato e titolare in campo), e con un numero di tiri in porta da parte del Cagliari inferiore alle dita di una sola mano. Il Pescara domina in tutti i fondamentali: 15 corner a favore, contro solo 4 del Cagliari, 53% di possesso palla (contro il 47%), 547 palloni giocati dal Pescara contro i 436 del Cagliari e il 45,2% di azioni di attacco contro il 43,1%. Che altro dire di fronte a tali statistiche schiaccianti? I difensori del Cagliari, Krajnc e Salamon (assieme al portiere Storari), hanno dovuto “fare gli staordinari” per contenere gli attacchi del Pescara: rispettivamente 38 e 21 i palloni recuperati al Delfino. Nella classifica poi dei “passaggi riusciti” non c’è un solo giocatore del Cagliari nei primi cinque posti, dove domina totalmente il Pescara. E per quanto riguarda la “densità” del gioco nei vari reparti del campo, il Pescara ha passato il 35% in attacco (contro solo il 21% del Cagliari). Specularmente, il Cagliari ha prodotto il 46% di densità di gioco nella sua area di difesa, contro solo il 28% della densità di gioco in difesa del Pescara che, seguendo la filosofia del suo allenatore, tiene lontano il pallone dalla sua area e conferma che “la migliore difesa è l’attacco”. Quindi non facciamoci “ingannare” dal sapore amaro dell’ultima sconfitta “cocente”: il Pescara nonostante l’assenza del leader in campo (Campagnaro) domina nel gioco, nella sua organizzazione, nella coesione di gruppo, nel palleggio, nella piacevolezza e nella aggressività, proponendo un gioco unico nella serie B e per questo, riconosciuto da molti addetti ai lavori (e non), come di categoria superiore. Se “leggendo il futuro” ci avessero raccontato la partita di Cagliari, così come si è svolta, non ci avremmo creduto. Se avessimo fatto “fantacalcio” prima della partita non saremmo potuti arrivare a tale realtà. Ma dalla sconfitta più immeritata ed ingiusta può nascere la vittoria finale, anzi nascerà la serie A. Si perché invece di essere solo delusi, amareggiati, arrabbiati e dispiaciuti possiamo essere anche più fiduciosi e convinti di prima, dopo la partita di Cagliari. Perché è la definitiva conferma del gioco autorevole, spettacolare e “unico” del Pescara, sempre più capace di imporre il suo ritmo e gioco con tutti (anche con la capolista) e soprattutto capace di non temere nessuno. Lo conferma l’allenatore stesso nel post-partita (che conosce bene il percorso di crescita della squadra): “oggi ho veramente capito le potenzialità che ha questa squadra… ne esco ancora più convinto” (a proposito di “autoefficacia”). Parafrasando Oddo, si può essere anche e soprattutto contenti, dopo Cagliari, perché DEFINITIVAMENTE consapevoli della forza e maturità di questa squadra, che gioca a viso aperto, senza paure, con libertà, sicurezza e autorevolezza e che per questi motivi ha dominato e imposto il suo gioco spettacolare in casa della prima in classifica. Tutto questo significa che il Pescara è definitivamente cresciuto, è diventato grande, adulto, maturo e sicuro di sè e della sua identità di gioco precisa: insomma un Pescara vincente e con la mentalità vincente. In termini più psicologici, si può dire che il Pescara si è “INDIVIDUATO”: ha compiuto il suo principale percorso di crescita e ha costruito una sua precisa identità, una sua personalità (vincente) che gli permette di affrontare gli avversari e le situazioni di gioco con la sicurezza che deriva dalla forte consapevolezza dei propri mezzi (risorse) e anche dei propri limiti.  É nato pertanto il PESCARA 2.0 che andrá in serie A (dichiarazione di cui sono convinto e di cui mi assumo la responsabilità alla luce delle riflessioni e analisi finora fatte). Si perché “l"autoefficacia resiliente” di questo Pescara (ovvero la convinzione di farcela e di resistere e superare gli ostacoli in corsa) e il suo forte livello di “coesione”, dopo la prestazione e la personalità mostrate a Cagliari (senza Campagnaro), si sono manifestate in tutta la loro forza e chiarezza. Questo non significa che il Delfino è invicibile o perfetto, ma pienamente sicuro di Sé e convinto di farcela: anzi soprattutto dopo una sconfitta così immeritata la reazione credo sarà ancor più determinata e la lezione di maggiore concretezza in campo ben appresa, più interiorizzata. Altro aspetto importante: la partita di Cagliari ha permesso di elaborare e superare il “fantasma” dell’abbandono di Salamon. Ora è possibile “elaborare il lutto, dimenticarlo e dargli meno importanza” dopo quello che abbiamo visto: una sua prestazione grigia, sbiadita dove addirittura frana su Lapadula per fermarlo. Al suo posto invece abbiamo potuto ammirare un gioco di squadra autorevole (del Delfino), che non ha così più bisogno del “fuoriclasse” (o del “salvatore”) perché “la piacevole orchestra del Pescara è più della somma dei suoi singoli musicisti”. Ecco come da una “cocente” sconfitta si imparerà definitivamente come vincere, si imparerà l’importanza fondamentale del cinismo e della concretezza, crescendo e diventanto definitivamente “grandi”, adulti (come accade nella vita).   Dalla delusione di Cagliari è nata quindi la certezza, la sicurezza che il nostro Pescara non può che migliorare ed essere definitivamente pronto e maturo per conquistarsi la serie A. Forza Pescara!  

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