Prima squadra

Atteggiamento sbagliato, ma non solo...

L'analisi

09.12.2024 08:12

Un peccato di presunzione pagato a carissimo prezzo, ma nella sconfitta della capolista Pescara per mano del fanalino di coda Legnago Salus c'è anche dell'altro. L'atteggiamento della truppa, come sottolineato nell'immediato post partita da mister Silvio Baldini e dal direttore sportivo Pasquale Foggia, sicuramente è stato negativo, ma da solo non basta a spiegare un ko amarissimo, il terzo della stagione e il secondo di fila tra le mura amiche dell'Adriatico-Cornacchia, di un Delfino che in meno di un mese si è fatto rimontare ben 6 punti da quella Ternana che ora ha raggiunto la vetta e che il 22 sarà di scena nell'impianto di via Pepe per uno scontro diretto che vale già una fetta di stagione. Se nelle prime due sconfitte dell'anno, quelle di Pesaro e con il Pineto nel derby casalingo, infatti, la squadra biancazzurra aveva dominato la scena ed era stata castigata solo da due disattenzioni difensive e da alcune sviste arbitrali, contro la Cenerentola del torneo il ko è stato ineccepibile e meritato. C'erano ben 30 punti di differenza in classifica tra le due formazioni al calcio di inizio del match di sabato, ma se qualcuno a digiuno di nozioni calcistiche avesse guardato i 90 minuti più recupero dell'Adriatico non se ne sarebbe accorto. Gli ospiti di mister Contini hanno fatto la loro onestissima partita, certamente di contenimento e contropiede ma non di difesa ad oltranza come era lecito pensare alla vigilia. I veronesi, assai ordinati, hanno avuto il merito di rimanere compatti e concentrati per tutta la partita, senza avere il minimo sbandamento nonostante l'approccio pescarese, con 2 buone occasioni, potesse far pensare ad un pomeriggio da incubo. Ed invece la forza propulsiva biancazzurra ha avuto la durata di un fiammifero, perchè poi si è spenta progressivamente, ma inesorabilmente, con il trascorrere dei minuti in un possesso palla tanto prolungato quanto sterile. Non c'è stata tra i padroni di casa la giusta cattiveria e l'irrefrenabile voglia di portare a casa l'intera posta in palio come in altre circostanze. E se fino a sabato si erano (giustamente) lodate ed incensate la personalità del gruppo e la sua attitudine a gettare il cuore oltre l'ostacolo, lottando su ogni pallone dal primo all'ultimo istante delle partite, contro l'ultima della classe è subentrata inconsciamente l'errata convinzione di riuscire a vincere la partita producendo anche meno del minimo sindacale necessario per spuntarla. Il Pescara ci ha provato, ma non ha avuto lucidità nella gestione e la giusta reazione una volta passato in svantaggio. Ma gli ultimi 90 minuti hanno confermato anche le lacune strutturali della squadra, finora mascherate da una cooperativa del gol che aveva avuto percentuali altissime di realizzazione sulle palle inattive ed il contributo essenziale dei vari subentranti: a questo Pescara manca l'uomo in grado di risolvere le partite più difficili con una sola giocata. E se Merola, l'uomo di maggior classe, è ancora la pallida controfigura del top player che tutti conoscono, ecco che, al di là delle smentite di rito di tecnico e società che ovviamente devono proteggere il gruppo, alla riapertura del mercato diventa ancora più impellente la necessità di reperire un vero bomber, capace di trasformare in gol anche le palle sporche. Numericamente all'organico mancano un centrocampista ed un terzino, ma per fare il salto di qualità serve un uomo offensivo da doppia cifra certa. Lo dicono le prestazioni e, soprattutto, i numeri. Zero reti in 4 delle ultime 7 gare è infatti un dato sul quale riflettere seriamente. 

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