Pescara, dove la panchina scotta
Sebastiani non ha il volto e i modi di fare di un Cellino o uno Zamparini, ma a Pescara la panchina scotta. Tremendamente. Al di là dell’attualità, dove Marco Baroni è in bilico e a Brescia si gioca nella prova d’appello la sua permanenza in sella al Delfino, in epoca recente solo due tecnici hanno mantenuto per tutta la stagione la guida tecnica della squadra. Chi? Eusebio Di Francesco e Zdenek Zeman. Pescara è piazza calda ed esigente, che vive di estremi positivi e negativi (è capace di trascinare con il suo entusiasmo coinvolgente e straripante, ma anche di creare un clima pesante quando le cose non vanno bene), e, benché Sebastiani ed i suoi recenti predecessori non siano stati propriamente dei “mangiallentori” (concede sempre parecchio tempo, Baroni e prima ancora Marino ne sanno qualcosa), solo due tecnici hanno potuto iniziare e finire il proprio allenatore partendo l’analisi dall’epoca Galderisi. Cuccureddu, Stroppa, Bergodi, Bucchi, Marino e Cosmi hanno avuto solo parte dell’annata agonistica a disposizione, il prossimo ad avere il medesimo destino potrebbe essere Baroni. Sia chiaro: si tratta solo di una mera analisi di vicende, in molti casi l’avvicendamento in panchina è stato inevitabile ed addirittura sin troppo procrastinato. Resta il fatto che solo nel biennio 2010-2012 si è avuta per tutta la stagione una continuità di guida tecnica, comunque ripartita annualmente (2010-11 Di Francesco e 2011-12 Zeman). Costruire così è difficile. Vero è che, come un ventennio prima con Galeone, il post Zeman è sempre vissuto (e vive ancora adesso?) con l’ingombrante ombra del paragone con ZZ, ma la tendenza come già espresso è antecedente all’arrivo del boemo e all’insediamento del nuovo presidente. Marco Baroni riuscirà ad invertire questo trend? A Brescia avremo la (prima) risposta…
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