Rubriche

“I peccati di gioventù del Pescara e….”

15.10.2015 09:36
Nuovo appuntamento con la rubrica di PescaraSport24, “Calciologicamente”. Un punto di vista diverso da quello consueto sulle vicende biancazzurre affidato al dott. Pietro Literio, che in questo numero analizza il momento del Delfino in modo del tutto peculiare. Psicologo-Psicoterapeuta e Docente a Contratto presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio di Chieti-Pescara, Literio ci fornisce un quadro interessante. Buona lettura! Guardando la nostra squadra in campo ad Ascoli pensavo: “che bel Pescara, intraprendente, coraggioso, oggi vinceremo se giochiamo così, anche se sprechiamo troppo e siamo sciuponi, insomma ci crediamo, dopo la vittoria con il  Cagliari ci siamo sbloccati definitivamente”. Risultato finale: 3 a 1. Ma come è possibile? Innanzitutto i cambi hanno fatto la differenza da l’una e dall’altra parte, dato che 3 reti su 4 sono arrivate dopo essi. Ma andiamo con ordine. Il Pescara illude e poi inciampa, perdendo l’equilibrio in campo (e tra reparti), come un figlio adolescente che sbaglia la giocata migliore durante una partita o sbaglia un’interrogazione in classe dopo la bella figura fatte nelle precedenti interrogazioni. Insomma. un Pescara simile ad un’altalena, che ci porta “su e giù” e che con una certa facilità rischia di perdere l’equilibrio e sbilanciarsi. Tuttavia, è necessario ricostruire il percorso dell’ultima partita del Pescara per capire meglio come arriva a perdere l’equilibrio e a fare “peccati o errori di gioventù” (allenatore compreso). E’ un bel Pescara in partenza, che conduce il gioco (il famoso calcio propositivo di Oddo), ma allo stesso tempo è un calcio dispendioso. Il Pescara gioca con intensità, con coraggio, intraprendenza, nonostante la mancanza del centrocampo titolare. Pur cambiando i giocatori la qualità del gioco non sembra risentirne. Insomma “cambiano gli interpreti ma non la musica”. La soddisfazione è crescente nel vedere giocare la squadra in campo con grinta, combattività, pressing alto. Il Pescara ha voglia di lottare anche nel recuperare i palloni in fase di non possesso palla. L’Ascoli soffre l’aggressività e la rapidità del Pescara, che però non finalizza e concretizza tutte le occasioni da gol create (ecco il “primo peccato di gioventù”, la poca concretezza in attacco). literioAnche la nostra difesa sembra rischiare poco. Insomma un Pescara autorevole, tenace e attento. “Se il buongiorno si vede dal mattino” ecco che il Pescara vincerà…. L’Ascoli, vista l’inferiorità tecnica e di gioco, ha reagito più sul piano fisico durante la partita andando ad aggredire anche fisicamente i nostri giocatori. Tuttavia, si notano i primi squilibri: il Pescara divora gol e occasioni in attacco, e Cocco con il suo non verbale eloquente “manda a quel paese” colui che dovrebbe essere il suo alleato e compagno di reparto più prezioso,  Lapadula, perchè non gli passa la palla (peccando di egoismo)…. Brutto segno in attacco dove sembra prevalere per ora e in alcuni la competizione, l’individualismo e meno il lavoro di gruppo, il famoso motto “uno per tutti e tutti per uno”. Insomma, in attacco sembra esserci più “l’IO” che il “NOI”, come ha notato lo stesso Oddo a fine partita, quando ha dichiarato che la squadra doveva essere più altruista (peccando di egoismo). L’Ascoli sotto pressione del Pescara, invece, ha fatto di necessità virtù e ha giocato sempre più di squadra: “uno per tutti e tutti per uno” o perdiamo. E così il Pescara tra individualismi, occasioni fallite e dispendio di energie inizia ad innervosirsi e a risentire sempre più della fatica fisica. Come non dare ragione al nostro tecnico quando dichiara che non basta la tecnica per vincere, ma c’è bisogno di altri ingredienti? C’è bisogno di essere e diventare prima di tutto “squadra”: come dire “Noi siamo forti insieme e vinciamo collaborando, aiutandoci l’un l’altro” (la cosiddetta “autoefficacia di gruppo). In psicologia (e non solo) a tal proposito si afferma che: “la totalità è più della somma delle sue singole parti”, producendo il cosiddetto “valore aggiunto” che fa la differenza a parità di condizioni. Tradotto in altre parole, il Pescara ha bisogno più del lavoro e spirito di gruppo, passando sempre di più dall’Io al Noi”, dove ognuno aiuta l’altro per raggiungere l’obiettivo finale ed unico di vincere, invece che cedere al bisogno di affermazione personale a scapito dell’affermazione di gruppo. Gli adolescenti del resto spesso fanno fatica a lavorare in gruppo e a svolgere un lavoro di gruppo per il bisogno “prepotente” di affermarsi a livello individuale, di emergere: per questo vanno indirizzati e guidati al lavoro di gruppo e ad affermarsi all’interno di tale lavoro, a renderli indispensabili al gruppo e per il gruppo. Tuttavia questo Pescara talentuoso, giovane e imperfetto (ma perfettibile) compie un altro peccato di gioventù: la foga, l’eccessiva voglia di vincere e imporsi da subito. Mi riferisco alla cosiddetta capacità di adattamento alla situazione (la partita) nei suoi momenti critici (in altre parole, la maturità tattica e mentale). Per capirci meglio, non basta essere il più veloce (come Lorenzo nell’ultimo gran premio di moto GP del Giappone) perché rischi di consumare troppo le gomme (e energie), permettendo così il recupero dell’avversario (Valentino Rossi che infatti supera alle fine il rivale Jorge Lorenzo), dal momento che più intelligentemente ha valutato e scelto di consumare meno (le gomme) durante la gara. E’ chiaro che il giovane Pescara “pollo” (come dichiarato dal Mister) ha bisogno di crescere e imparare ad adattarsi alla partita in corso (e alle varie fasi di essa), rimanendo unito “per la causa” e gestendo meglio il vantaggio, invece di sprecare troppo e male le energie e le occasioni (sbilanciamento), pena il ritorno e recupero degli avversari. Inoltre, occorre approfondire un aspetto importante: il Pescara ha subito l’Ascoli e i gol dell’Ascoli dopo i cambi. Se, come uno ricercatore, andiamo alla scoperta delle “ridondanze” (ovvero delle regole e regolarità che inevitabilmente governano e seguono tutti i fenomeni umani, comprese le partite e le prestazioni del Pescara finora) si osserva che la nostra squadra soffre o perde quando mancano  i titolari di centrocampo:  Mandragora, Verre e Memushaj (senza dimenticare anche Zampano, ad Ascoli). E’ un caso? Penso di no, anzi è più probabilmente una ridondanza (una regolarità statistica), ovvero tale causa (le assenze), aumenta le probabilità di un risultato o prestazione più negativi. Riflettendoci, la squadra titolare si conosce meglio, ha costruito più sicurezza in se e gode della presenza e sicurezza del leader in campo nei momenti difficili soprattutto (come i finali di partita), leader rappresentato attualmente dal nostro capitano. Inoltre è interessante osservare che, con la sequenza ravvicinata dei tre cambi nel secondo tempo, l’età media del Pescara in campo si è abbassata, con 16 anni in meno di differenza: potremmo dire che giocava la “Primavera” della prima squadra del Pescara, perdendo e calando così in sicurezza, gioco di squadra, in esperienza e personalità di cui c’era più bisogno in quel momento per gestire il risultato, diventando così più fragile ed esposto. E’ chiaro che con i cambi e molti giocatori non ancora titolari in campo, in un momento delicato della partita (gestione del risultato), la squadra ha perso in sicurezza (autoefficacia): giocava una squadra con meno “Noi” e più individualismo (come dimostrano le giocate personali di Mitrita e altri), che ha permesso il recupero dell’Ascoli. Ma osservando le statistiche del Pescara, relative al suo percorso finora ed all’ultima partita, è possibile comprendere meglio le prestazioni della nostra squadra e i suoi momenti di difficoltà. In particolare, emerge un’altra regolarità importante: la fase più delicata per il Delfino, in cui realizza e subisce più gol (“i tempi del gol”), è l’ultimo quarto d’ora dei secondi tempi (dal 75° al 90°): i cambi e la stanchezza fisica hanno quindi fatto la differenza ad Ascoli proprio nella fase più delicata, in cui il Pescara in crescita ha bisogno di più protezione e solidità. Ancora: le statistiche dicono che Bruno, uscito poco dopo il pareggio dell’Ascoli, “è stato campione” nella classifica dei palloni recuperati (28, davanti a Fornasier con 23, Zuparic con 22), arginando gli attacchi e l’impostazione del gioco avversario fino a quel momento. Per cui il Pescara ha perso un “pezzo” importante con la sua uscita, non compensato da Torreira (e dagli altri cambi), che appare piuttosto irriconoscibile e confuso rispetto al giocatore più sicuro e combattente che abbiamo conosciuto nei play off. Inoltre, sempre le “famose” statistiche ci dicono che la densità maggiore del gioco del Pescara finora si svolge a centrocampo (39%), contro il 29% dell’attacco e il 32% della difesa, confermandosi settore nevralgico del campo, dove mancavano appunto i titolari ad Ascoli (e ulteriormente indebolito dall’uscita di Benali e Bruno). I dati esaminati ci aiutano anche a “spezzare una lancia” a favore del criticato Fornasier che, sia ad Ascoli che nelle partite precedenti, è ai primi posti per quanto riguarda i palloni recuperati. E così dai cambi in poi l’Ascoli ha preso spazio e fiducia (la famosa “autoefficacia”), mentre il Pescara li ha persi cedendo agli avversari, pur avendo giocatori freschi e giovani entrati da poco. L’Ascoli a quel punto ci ha creduto di più e il Pescara di meno, risentendo mentalmente e tatticamente dei cambi. Inoltre, pur auspicando di non voler accendere troppo i riflettori su un giocatore e creare un caso, è inevitabile non accennare brevemente alla questione Cocco irrisolta: con ogni partita che passa crescono le aspettative e le perplessità dell’ambiente sul giocatore. Per il tifoso e gli addetti ai lavori il pensiero ricorrente (anche inespresso o nascosto) dice che “è stato acquistato per fare la differenza” ma finora  non si è vista. Sarebbe interessante sapere di più come vive il giocatore tali aspettative dell’ambiente. Non va trascurato che è inserito in un diverso sistema di gioco, non è “coccolato” dall’ambiente e non ha la squadra al suo servizio come l’anno scorso, ma è più lui al servizio della squadra. Tuttavia, sembra mancare della necessaria convinzione e aggressività che in lui abbiamo conosciuto l’anno scorso. Ma anche per Cocco è possibile “spezzare una lancia” a suo favore: sempre le statistiche ci dicono che è stato ad Ascoli l’uomo assist del Pescara, al primo posto (10). Infine, occorre “spezzare una lancia” anche a favore di tutta la squadra, dal momento che analizzando il rendimento giornata per giornata, esso risulta “in crescendo”, pur con momenti di stabilizzazione o di calo, come in ogni processo di crescita (simile a dei gradini, dove si può anche inciampare, tornando un po’ indietro, per poi riprendere a salire). Vedremo, pertanto, se quest’ultima esperienza (la sconfitta) servirà al Pescara e anche al nostro allenatore (esordiente in un intero campionato di B) a crescere ulteriormente, ad adattarsi meglio alle partite e a fare più squadra (a lavorare sul “Noi” e sulla convinzione “dell’uno per tutti e tutti per uno”), dando così ragione al famoso detto che “sbagliando si impara” soprattutto in gioventù! Continuando da tifosi a “cercare il pelo nell’uovo” e a desiderare ed aspettarci il Pescara “perfetto” (o ideale), dobbiamo accontentarci per ora del Pescara “reale” che sbagliando impara e poi cresce, diventando da adolescente sempre più un adulto, più padrone di sé e saggio. C’è ancora quindi molto lavoro da fare per il nostro tecnico e per la squadra, anche se il lavoro più faticoso spetta a noi tifosi: quello sulla pazienza. Sempre forza Pescara!

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