Melchiorri sfida il suo passato - La storia
All'andata, per l'emozione, al momento del cambio sbagliò panchina. L'addio in estate fu traumatico, il popolo pescarese non gli ha perdonato il fatto di aver cambiato maglia ma non categoria. Federico Melchiorri ritrova il suo Pescara ed ha la possibilità di spiccare il volo insieme al Cagliari verso una Serie A virtuale che la matematica, continuando così, renderà reale nel giro di poche settimane. Prima che PEscara si innamorasse di Lapadula, era lui l'idolo dei tifosi. Soprattutto dopo un altro addio traumatico, quello di Maniero, che con lui formava la temibile M2 che faceva sognare. Nonostante Baroni. A mezzo social, i tifosi lo avevano eletto reuccio di Pescara: "L'Ibrahimovic della B" e il "Piccolo Van Basten" erano i nomignoli più in voga per quello che è conosciuto come "Il Cigno di Treia". Domani non farà sconti, ma proverà emozione di certo. Eletto da PescaraSport24 il "Miglior Biancazzurro" della scorsa stagione, Federico Melchiorri vuole dare un dispiacere al suo ex club. Non per rancore, ma per la sua carriera e la sua nuova squadra. Bomber nel rettangolo verde, persona tutta da scoprire fuori. Con un problema grande alle spalle che lo ha reso ancora più forte. La diagnosi, cavernoma venoso, poteva abbattere chiunque, figuriamoci un ragazzo di 23 anni che vedeva svanire il sogno di una vita, quello di diventare un grande calciatore. Federico Melchiorri ha lottato, non si è arreso, è ripartito dai campetti polverosi della seconda categoria e adesso è a un passo dall'ultimo scalino, la serie A appena assaporata nel 2006. La storia di Melchiorri la racconta a gianlucadimarzio.com Matteo Rossetti, il suo procuratore: "Io conosco Fede dai tempi delle medie. La nostra collaborazione, invece, è iniziata quattro anni fa, quando giocava nella Maceratese. Federico fin da piccolo è sempre stato molto orgoglioso. Ci ha sempre tenuto a dire che se un giorno fosse arrivato nel calcio che conta lo avrebbe fatto con le sue forze e così è stato. Nonostante dedicasse tantissimo tempo al calcio, alle interrogazioni era sempre pronto. E' proprio il caso di dirlo, era un secchione. Si vedeva già da allora che aveva una marcia in più, è un ragazzo intelligentissimo e molto umile". In effetti "Fede" si era anche iscritto all'università, in uno dei momenti più difficili della sua carriera. Ed è proprio in questa fase che dimostra la sua forza caratteriale e la sua umiltà: "E' stata una coincidenza a salvargli la vita. Ebbe uno scontro di gioco fortuito, durante un Giulianova-Cavese dell'aprile del 2010. Dopo fece i soliti controlli di rito e una tac". La diagnosi fu terribile, angioma cavernoso: "Grazie alla tempestività dell'intervento e all'operato del padre, che di mestiere fa il chirurgo, è andato tutto per il meglio. Fede è un ragazzo forte, nonostante avesse solo 23 anni la prese subito per il verso giusto. Sapeva che forse non avrebbe più giocato, almeno ad alti livelli. Ma quando hai il calcio nel sangue...". "Decise di allenarsi con amici in una squadra di seconda categoria. Il presidente del Tolentino, squadra che lo lanciò a 17 anni, venne a conoscenza della situazione di Federico e gli chiese se voleva provare a dare una mano a loro, che militavano in Eccellenza. La passione per il calcio è stata più forte di tutto e così dopo soli sette mesi è tornato". A modo suo, a suon di gol. Nel post gara di Cagliari-Entella si è presentato con degli imbarazzanti occhialoni da sole, ma in realtà è un ragazzo timido, che ha sempre preferito, piuttosto, far parlare di sé grazie alle grandi prestazioni in campo: "E' una persona molto riservata, tranquilla, non è uno di quelli che ama fare tardi in discoteche o locali. Passa la maggior parte del suo tempo in famiglia, con la ragazza e con il suo cane, diventato per lui un inseparabile amico. E poi gioca molto con la playstation. Ascolta tanta musica. Il suo gruppo preferito sono gli 883 e i Queen, ma gli piace anche J-Ax. Piatto preferito? Adora i "Vincisgrassi maceratesi" cucinati dalla sua fidanzata Camilla". Un'altra passione particolare però l'ha sempre avuta: "Sì, vero, per il suo idolo, Alessandro Del Piero. Pensa che quando giocava nel Padova fecero un'amichevole con il Sydney e lui, quando stava uscendo Del Piero, si fece 30 metri di corsa per andare a stringergli la mano. Mi raccontò che era talmente emozionato che l'unica parola che gli venne era 'Grazie'. D'altronde se è arrivato dove è adesso in fondo è anche un po' merito di Del Piero". Il legame con Macerata è sempre stato fortissimo, come testimonia un altro amico d'infanzia, Simone Settembri, anche lui legato al numero nove del Cagliari da motivi professionali oltre che affettivi. "Siamo amici da 25 anni, se conti che lui ne ha 29 (ride). La Maceratese è la sua squadra del cuore, quella che segue da una vita. Anche quest'anno si informa sempre sui risultati. L'anno scorso, quando giocava a Pescara, la domenica spesso tornava a Macerata per seguire la "Rata" . Quando tornò qui a giocare fu un sogno per lui, che aveva seriamente pensato di smettere. Gran parte del nostro gruppo da anni frequenta la curva della Maceratese, quindi ti faccio capire cosa significasse in quel momento giocare davanti a tanti amici che tifavano per lui, il massimo. Tanto è vero che l'estate successiva ci furono diverse chiamate da squadre di Lega Pro, ma lui rifiutò, sarebbe andato via solo in caso di chiamata dalla B e così fu, andò a Padova". Lui che con quegli stessi amici giocava per strada o nei campetti di periferia è diventato il loro idolo: "Io ho avuto la fortuna di giocarci contro qualche volta ed era veramente dura affrontarlo. E' un ragazzo scherzoso e ricordo ancora di una partita tra di noi che finì sui giornali. Lui entrò dalla panchina e fece un gol con uno stacco di testa mostruoso. Nell'articolo pubblicarono proprio la foto con lui sospeso a più di un metro da terra e io sotto attaccato al palo. Tra chiamate e messaggi era diventato un incubo, mi ha preso in giro per una settimana. E ancora oggi quando lo vedo mi sfotte (ride ancora). Già quando era piccolo si vedeva che aveva qualcosa di speciale. Tecnica, velocità e con il passare del tempo ha migliorato forza e stacco. Adesso, per movimenti e caratteristiche, anche io lo paragonerei a Cavani". Questa estate la scelta di firmare per il Cagliari, dove ha trovato Mario Beretta : fu lui a farlo esordire in A il 20 dicembre del 2006. Ha avuto un peso sulla scelta? "Diciamo che si conoscono bene e Beretta voleva portarlo con se già prima di Cagliari, quando allenava il Latina. In Sardegnasta benissimo, si è ambientato da subito. Mi racconta spesso del clima fantastico, delle gente di Cagliari, della bellezza della città, dalle spiagge al centro storico. In squadra ha trovato subito un bel feeling con i compagni e l'allenatore". Dicevamo che sono tanti gli estimatori di Federico, tra questi c'è il suo attuale presidente, Tommaso Giulini: "E' da tempo che Giulini lo segue e lo apprezza: pensa che voleva portarlo in Sardegna già l'anno scorso. E' stato proprio il presidente, quando ci ha chiamato, a convincere Federico a sposare il progetto. La sua convinzione, la volontà di riportare immediatamente il Cagliari in A ha convinto Fede, che a 28 anni aveva diverse offerte dalla massima serie e la possibilità di arrivarci subito (Carpi e Atalanta, n.d.r.). Allora ha detto 'va bene presidente, il mio sogno è giocare di nuovo in serie A, vorrà dire che ci arriveremo assieme'. E dopo aver conosciuto veramente la Sardegna è ancora più felice della scelta"
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