L'amarcord: la Serie A biancazzurra dei 40mila
Da Il Centro
"Sugli spalti comincia l'avventura, quarantamila saremo a tifar..." Una delle pagine più belle di storia nel calcio italiano è rappresentata dall'esodo pescarese per una storica promozione in A. Nelle scorse settimane Il Centro ha ricordato quella straordinaria stagione con un pezzo che ne ha ripercorso tutte le tappe. E noi, come auspicio per il nuovo anno, vi riproponiamo quanto scritto dal quotidiano abruzzese:
"Una marea biancazzurra. Il 1° luglio 1979 a Bologna, davanti a 40.000 tifosi, il Pescara batte il Monza (2-0) nello spareggio conquistando la seconda promozione in serie A dopo quella del 1977. Le reti di Peppino Pavone e l’autogol di Lino Giusto su tiro di Bruno Nobili stendono i brianzoli tra i quali milita Massimo Silva, l’attaccante che nella stagione successiva passa al Delfino restandoci per tre anni. Un trionfo indimenticabile al termine di una stagione ricca di colpi di scena e non immune da difficoltà e polemiche.
Un’impresa tuttora unica nella storia del Delfino, capace di risalire nella massima serie dopo la retrocessione in B.
Estate rovente. A giugno del 1978 c’è il cambio di presidenza con Gianni Capacchietti che sostituisce Attilio Taraborrelli. Il ritorno tra i cadetti spinge la dirigenza a non rinnovare il contratto di Giancarlo Cadè, l’allenatore artefice della prima promozione in A. In città esplode la protesta ed è vano anche il tentativo dei tifosi che si oppongono alla decisione della società raccogliendo diecimila firme per chiedere la conferma del tecnico bergamasco. Per gli sportivi, innamorati del calcio spumeggiante proposto da Cadè, la separazione è un errore, ma i rapporti tra l’allenatore e i dirigenti sono ormai logori. Al suo posto, in riva all’Adriatico sbarca Antonio Valentin Angelillo, l’ex bomber di Inter, Roma e Milan che detiene ancora il record di gol nei tornei di A a 18 squadre (33 reti in altrettante gare nel 1958-59 con i nerazzurri). Al tecnico argentino, reduce dall’esonero con la Reggina in serie C, il Delfino affida le sue speranze di risalita. Al nucleo storico composto dal portiere Gian Nicola Pinotti, dai difensori Giuliano Andreuzza, Gianfranco Motta, Eraldo Mancin e Matteo Santucci, dai centrocampisti Vincenzo Zucchini, Giorgio Repetto, Bruno Nobili e Marco Cosenza, e dagli attaccanti Giordano Cinquetti e Giuliano Bertarelli si aggiungono i nuovi acquisti. Arrivano il portiere Angelo Recchi dal Rimini, i difensori Eugenio Gamba dal Monza, Ennio Pellegrini e Marco Rossinelli dalla Fiorentina, il regista Gesualdo Piacenti dalla Roma, l’ala destra Peppino Pavone dall’Inter e Giovanni Carlo Ferrari, detto “Riccio-gol”, 13 reti nella stagione precedente con la Pistoiese, ex bomber di Lecce, Avellino e Cagliari che vanta qualche apparizione in A con la Lazio di Giorgio Chinaglia. Il reparto offensivo si completa con il ritorno dal Rimini di Mimmo Di Michele, che nel 1976-77 era in rosa nel Pescara di Cadè. Il dualismo in attacco tra Ferrari e Di Michele diventa presto uno dei temi più caldi dell’annata.
Partenza sprint e… contestazioni. L’avvio di campionato è entusiasmante. Le reti di Cosenza e Pellegrini abbattono il Rimini, Repetto firma il gol del pari a Palermo (1-1) e una doppietta di Nobili tramortisce il Varese portando il Delfino in vetta alla classifica. In seguito Zucchini e Cinquetti firmano i colpi esterni, rispettivamente a Taranto e a Nocera Inferiore, ed entrambi vanno a bersaglio nel 2-1 inflitto all’Adriatico nel turno successivo alla Ternana. Undici punti (la vittoria ne assegnava due e non tre come oggi) nelle prime sei partite, un ruolino di marcia da record. Eppure, il feeling tra Angelillo e la squadra, e soprattutto tra il tecnico e l’ambiente stenta a decollare. È sufficiente una prova scialba a Monza (1-1) per scatenare la contestazione del pubblico (in realtà le critiche erano state feroci anche qualche settimana prima dopo uno 0-0 in coppa Italia contro l’Udinese). Al rientro dalla Brianza, alcuni supporters esagerano presentandosi sotto l’abitazione di Angelillo e rompendogli il campanello. I tifosi si lamentano per il gioco noioso e l’allenatore, dal carattere fumantino tipico dei sudamericani, non fa nulla per accattivarsi le simpatie dei pescaresi, né tantomeno quelle dei suoi giocatori. I malumori all’interno dello spogliatoio vengono presto a galla e i battibecchi tra il tecnico e alcuni calciatori (Ferrari, Andreuzza, Pavone e via discorrendo) diventano sempre più frequenti. Il clima di agitazione si ripercuote sul rendimento della squadra che, dopo la partita di Monza del 5 novembre 1978, resta a digiuno di vittorie per altri due mesi e mezzo (8 pareggi e 2 sconfitte nelle seguenti dieci gare).
Di Michele e la risalita. Il 28 gennaio 1979 Angelillo esclude Ferrari lanciando tra i titolari Di Michele, che ripaga la fiducia realizzando i suoi primi due gol in campionato nel match vinto con la Sambenedettese (3-1). La punta pescarese si ripete due settimane più tardi segnando un’altra doppietta alla Pistoiese. Il Pescara inanella buoni risultati (9 successi, 6 pareggi e 3 ko) tornando in corsa per la serie A. Preziosissimo, in campo e nello spogliatoio, il lavoro di Repetto, Nobili e del compianto Zucchini, che prendono per mano la squadra. E non è un caso che a distanza di quarant’anni, i tre siano le bandiere più rappresentative del calcio pescarese.
Finale thrilling. A quattro turni dalla fine il Delfino ha un punto in più del Monza. I brianzoli battono il Foggia e il Brescia, mentre i biancazzurri pareggiano in casa con la Samp e cadono a San Benedetto del Tronto (0-1 tra le polemiche per un gol in rovesciata ingiustamente annullato a Zucchini). Sembra finita, il Pescara scivola a -2 dal Monza e Angelillo rischia l’esonero. La società decide di confermare il tecnico e nei 180’ finali accade il miracolo. Il Pescara travolge la Pistoiese (3-1, reti di Cinquetti, Nobili e Di Michele) e aggancia di nuovo il Monza, caduto in casa contro un Lecce che non ha più nulla da chiedere al torneo. L’ultima giornata è una questione “di vita o di morte” con Foggia-Pescara che si gioca sul neutro di Napoli. I satanelli devono vincere per evitare la retrocessione in C, ma la vittoria serve anche al Delfino per blindare quantomeno lo spareggio. Nel primo tempo botta e risposta tra il pescarese Di Michele (9° gol stagionale) e il foggiano Barbieri. Nella ripresa la rete di Nobili spinge i rossoneri all’inferno e regala al Pescara la possibilità di giocarsi la serie A contro il Monza, che supera la Pistoiese.
L’apoteosi. Il 1° luglio del 1979 a Bologna si gioca alle 18 e un caldo terrificante (temperatura oltre i 30 gradi) attende le due squadre. Il Pescara ha maggiore esperienza, nel Monza ci sono giovani promettenti. Forse l’esito è già chiaro prima del fischio d’inizio, quando lo stadio Dall’Ara si colora di sciarpe e bandiere dei circa 40.000 tifosi pescaresi (2.000 i monzesi), protagonisti di una delle trasferte più numerose nella storia del calcio italiano. Sarebbe stato un delitto tradire la marea biancazzurra che esplode al gol di Pavone e al tiro di Nobili deviato da Giusto. Un’atmosfera da brividi, una giornata indimenticabile. Il Pescara è di nuovo in serie A!"
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