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Allegri: "Capii a Pescara che sarei diventato allenatore"

28.06.2015 15:38

Pescara sempre e comunque nel destino di Max Allegri. Da calciatore proprio in biancazzurro ha vissuto gli anni migliore e nella sua avventura bis ha capito quale fosse la sua strada definitiva. Lo racconta Allegri stesso in una lunga intervista a Repubblica "Nel 2000 sono a Pescara, ho trentadue anni. Sto facendo allenamento quando all'improvviso il campo diventa lungo come la pista di un aeroporto. Ho deciso di smettere in quel momento. Qualche tempo dopo ho cominciato a riflettere su tutte le volte che avevo litigato con i miei allenatori, non perché mi tenevano fuori, ma perché difendevo le mie idee sul modo di pensare il calcio. Mi sono detto: perché non provi a realizzarle per conto tuo?", racconta Max. Il suo vecchio Maestro, Galeone, è diventato per lui un grande amico e confidente."Giovanni mi ha reso una persona migliore, nei sei anni trascorsi con lui ho imparato a stare alla tavola del calcio e sono diventato persino più intelligente", racconta Allegri. "Nel 2006, quando fui esonerato dal Grosseto, mi chiamò all'Udinese. Vieni, mi dice, farai l'ottimizzatore. Non capisco, gli rispondo, che cosa significa? E lui: spiegherai ai giocatori che se sono capaci di fare la cosa più semplice in realtà in quel momento stanno facen do quella più difficile. Ho guardato Zidane, poi Messi e mi sono reso conto che Galeone aveva ragione. I campioni non fanno mai nulla di complicato, solo che lo fanno in maniera differente dagli altri. Il passaggio di un calciatore normale va a trenta all'ora, quello di Messi a settanta. Il divario è tutto lì. Galeone mi ha introdotto ai segreti e ai piaceri del buon vino, i rossi toscani, i piemontesi di Gaja, i bianchi del Sud".

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