La macchina biancazzurra si è rotta o si è solo ingolfata?
Le premesse di una nuova Zemanlandia sembrano essersi smarrite
Zemanlandia è sparita. E non da oggi. Il ruolino di marcia dell'ultimo mese è da retrocessione diretta, inutile nasconderlo, ma ciò che al momento preoccupa di più sono le prestazioni di una squadra ormai diventata monocorde e che si avvita su se stessa, dopo aver sbattuto più volte la testa contro gli avversari di turno che hanno capito come arginare i biancazzurri e che con il minimo sindacale riescono a rimanere indenni o a prendersi l'intera posta in palio. Dalla vittoria di Ferrara in data 8 ottobre ad oggi, in 7 partite di campionato il Pescara ha racimolato la miseria di 5 punti, dei quali uno solo nelle ultime 4 partite di cui tre all'Adriatico, ormai terra di conquista per tutti. O quasi. E se il Delfino è ancora aggrappato alle zone nobili della graduatoria e non è precipitato in picchiata è solo per l'avvio sprint, ben più positivo del preventivato con 16 punti messi in cascina in 6 partite. All'epoca il Pescara ha raccolto probabilmente più del dovuto, ma aveva un'idea di gioco di stampo zemaniano, benchè certamente da migliorare prima e da perfezionare poi, ed aveva come problema principale il riuscire a concretizzare la mole di occasioni prodotte. Oggi invece il Delfino ha smarrito anche le poche certezze che aveva. E' una macchina ingolfata. E' come una vettura nuova di zecca che va forte nei primi giri e mostra potenzialità sull'accelerazione e sulla tenuta, ma che alla lunga non riesce più a carburare perchè nella messa a punto, invece di limare i difetti e far fruttare al massimo le qualità del motore, si è inceppato qualcosa. E la spia ha iniziato a lampeggiare da tempo, da prima di questo vortice nero che sembra aver inghiottito la banda di Zeman. La vittoria di Lucca, ad esempio, subito dopo la sconfitta nel derby ed il pari interno con la Vis Pesaro, è stata più figlia degli episodi (avversari ripresi nel punteggio non appena sono passati in inferiorità numerica, due rigori a favori e l'uomo in più per 62 minuti) che non di una prestazione totalmente convincente e di una reazione del gruppo alle prime avvisaglie della crisi. Il Pescara di oggi non è una squadra, è un gruppo di individui, dal talento grezzo, che messi insieme non giocano in modo corale ed armonico come vuole invece il calcio insegnato da 40 anni dal proprio condottiero, che pure con le sue scelte (continui cambi di formazione, soprattutto a centrocampo) non aiuta a far trovare una chiara identità ed una precisa fisionomia alla formazione, che ha evidenti lacune strutturali (mancano un vero playmaker, un bomber prolifico ed una mezzala che abbini qualità e quantità) che dovranno essere necessariamente colmate a gennaio per poter ambire a qualcosa di importante. Adesso a preoccupare è l'incapacità di trovare soluzioni per scardinare le difese avversarie. Poche squadre affronteranno il Pescara a viso aperto, la maggior parte delle compagini farà la partita difesa e contropiede che hanno adottato, traendone frutti, Pineto, Vis Pesaro, Carrarese, Recanatese e Rimini: togliere la profondità per evitare verticalizzazioni e fraseggi stretti, non dando al contempo modo di sviluppare il gioco sulle catene laterali. Adesso si prospetta un lungo pit-stop per il capo meccanico Sdengo per rimettere in carreggiata la sua creatura biancazzurra. Il traguardo è ancora lontanissimo e la battistrada in fondo ha un vantaggio buono, 9 lunghezze, ma non incolmabile. Ma per compiere il sorpasso nel rettilineo finale, bisognerà ingranare una marcia alta e compiere, sorpasso dopo sorpasso nel traffico, una bella rimonta.
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