G. Gallo (Don Avitabile di Gomorra) a PS24: "Zeman è come Clint Eastwood, mentre Insigne.."
Intervista tra calcio e spettacolo ad uno degli attori del momento
Gianfranco Gallo in Abruzzo parla a PescaraSport24 di spettacolo e di...calcio. Da Francavilla al Mare, dove è stato insieme al fratello Massimiliano - altro volto di punta della fiction made in Italy (e non solo) - il protagonista a Palazzo Sirena della prima di teatro di prosa con lo spettacolo "Sette Vizi Napoletani", da lui stesso scritto e diretto - ci ha concesso una intervista, tra le prime post successo clamoroso di Gomorra 3 dove vestiva i panni di uno dei protagonisti, Don Giuseppe Avitabile.
"Il calcio? Sono davvero malato del Napoli", ride, "sono morto l'altra sera perchè non avrei mai voluto perdere con l'Atalanta (il riferimento è all'eliminazione dalla Coppa Italia, ndr). Insigne attore? E' un attore, una star. E' quel fuoriclasse che ti fa due minuti e ti risolve il film, è come la partecipazione di Marlon Brando". E se Zeman fosse il protagonista di un capolavoro cinematografico? "A me piace moltissimo lui, lo vedo un tipo alla Clint Eastwood"
EXTRA SPORT - Figlio del celebre Nunzio Gallo, icona dell'arte partenopea e di Bianca Maria, altra grande artista, Gianfranco lasciò gli studi in giurisprudenza per iniziare la cariera artistica (il fratello Massimiliano, invece, sin da subito ha avuto le idee chiare ed ha iniziato il suo percorso da giovanissimo) con grandi successi. Emergere a Napoli, tra il peso della grande tradizione, quello del nome e la difficile situazione sociale della città, non è sempre cosa agevole. Ma se hai talento e lo supporti con lo studio ininterrotto, tutto può accadere. "Emergere è difficile sempre, non solo a Napoli. Noi napoletani quando non riusciamo ad emergere lo viviamo come un fallimento proprio perchè Napoli è stata sempre una fucina di artisti e attori. Ma il motivo è semplice: Napoli ha un patrimonio artistico, teatrale e musicale che non ha nessuno. Le Fabulae Atellanae (Era un primitivo tipo di spettacolo teatrale, di carattere burlesco e licenzioso, sorto presso gli Osci di Atella, una cittadina della Campania , ndr), pensate - e parliamo di secoli e secoli fa -, si facevano vicino Frattanaggiore. Sono dunque cose antichissime che noi abbiamo nel dna. C'è stata poi tutta una sequela di artisti, generazioni che si sono susseguite in questo ambito. Pensate alla maschera di Pulcinella, a Totò, a Troisi e tutti gli altri: l'elenco non finisce mai! Certamente c'è un confronto tra le vecchie e le nuove generazione e ne siamo contenti".
Lo spettacolo "Sette Vizi Napoletani", in tandem con il fratello, è la prima grande uscita dopo il grande successo di Gomorra: "Con mio fratello abbiamo una grande affinità in scena, se si è intelligenti si va avanti anche se è chiaro che i rapporti sono diversi che con altri colleghi. Se pensiamo ai grandi fratelli napoletani, si sono separati Eduardo e Peppino, oppure i Giuffrè ma bisogna non enfatizzare i possibili momenti di litigio e di contrasto. Se si scinde la vita privata da quella professionale si può andare avanti benissimo. Sappiamo benissimo che insieme funzioniamo. Il mio bilancio di Gomorra? Positivo senza dubbio, a parte la pubblicità che di dà e la promozione in 150 Paesi nel mondo, mi ha dato l'opportunità di confrontarmi con registi diversi e bravi come Sollima, Comencini e Cupellini. E mi ha dato molta esperienza. Con la Comencini, in particolare, si è instaurato un rapporto di confronto e di scambio molto bello. La morte di Ciruzzo? Sono scelte degli sceneggiatori, io so che ad ogni fine serie muoiono 5 o 6 personaggi importanti. Quindi è un bussolotto, tra l'altro siamo morti tutti questa volta, Ciro è stata solo la ciliegina sulla torta", ride di gusto. "Un meccanismo divertente che si innesca è che il pubblico non pensa che sei morto, a me arrivano messaggi in privato dove mi chiedono se davvero sono morto, perchè vedono la macchina che torna indietro, oppure su Ciro che hanno visto le bollicine. Magari poi ci chiamano per girare la quarta serie, ma al momento siamo morti", chiude, tra il serio ed il faceto, lasciando un piccolo spiraglio alla suspance di rivedere lui e Marco D'Amore sul set della serie cult dell'ultimo lustro.
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